Miccichè e Schifani, le tensioni e 'l'ombra' di Musumeci

Miccichè e Schifani, le tensioni e ‘l’ombra’ di Musumeci

Un duello da numeri uno. Presente, anche se negato.

La tensione è a fasi alterne, sottotraccia, lampeggiante. Però si avverte, mentre parole con il bilancino della convenienza vengono sparse a piene mani per negarla. Gianfranco Miccichè, da una parte, e Renato Schifani, dall’altra. Il primo deciso a non perdere il suo ruolo di epicentro della politica di centrodestra in Sicilia, il secondo intenzionato a esercitare la sua autorità, con pacatezza e risolutezza, senza aprire fronti, ma senza nemmeno permettere a chicchessia di interferire. I segnali di un conflitto sempre latente (e sempre negato) non mancano. Tra lunedì e martedì prossimo gli argomenti in ballo verranno discussi in un colloquio a quattrocchi.

C’è, alla sommità di ogni contrapposizione, la vicenda dell’assessorato alla Sanità che Miccichè reclama per il suo partito che, poi, è lo stesso del presidente della Regione. E’ lo stesso luogo di potere e di trincea, in pandemia Covid, su cui si sono consumate molte battaglie politiche contro l’ex governatore, Nello Musumeci. Il proconsole di Forza Italia vuole quel trofeo, dal peso molto concreto e pure simbolico, in omaggio alla campagna vittoriosa contro Musumeci. Si tratta di una questione reale e metaforica. Una ‘richiesta’ che trova le resistenze di Fratelli d’Italia, dopo la ferita della mancata ricandidatura musumeciana a Palazzo d’Orleans.

Ma qui entra in gioco Renato Schifani che ha in mente i suoi criteri, con spazio ai politici, più che ai tecnici. E, soprattutto, per quanto filtra ed è dato di capire, la questione assume un rilievo di principio. Il presidente non intende subire il logoramento di inquilini del Palazzo scomodi, come accadde al suo predecessore. Segnare un perimetro, adesso (con colloqui e dichiarazioni felpate e risolute), significa chiarire un metodo e mandare qualche messaggio che si può riassumere così: ‘non accetterò qualcuno che pensi di regnare democraticamente in condominio con me. Il governatore sono io, dunque governo io, con il sostegno (si capisce) dei partiti’.

Governare: ovvero agire in un modo che sarà diverso dall’appena sperimentato. Lo Schifanismo, a differenza del Musumecismo, non combatterà le sue battaglie in campo aperto. Non andrà a reti unificate per prendersela con questo o con quello. Terrà con tutti gli interlocutori rapporti aperti quanto basta. Avrà una sua corte parlamentare di dame e cavalieri, ma permetterà a chiunque un passaggio, una discussione. E darà prova formale di equidistanza. Questa sarà la sua caratteristica: comandare sulle contraddizioni degli altri, secondo un modello istituzionale. L’ombra di Musumeci, semmai, potrebbe tornare alla mente di Gianfranco Miccichè, ancora indeciso tra l’Ars e il Senato. Come? Proprio nel senso di un rapporto contraddittorio e disseminato di ostilità potenziali con l’affittuario di Palazzo d’Orleans. Tutte cautamente mimetizzate dai sorrisi di circostanza. (Roberto Puglisi)


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