PALERMO – Al tempo della crisi i migranti prendono il posto dei turisti. Nonostante il boom di visitatori in Sicilia, ci sono luoghi in cui ormai da tempo i clienti arrivano col contagocce. Al punto che i gestori hanno deciso di iscrivere la propria struttura nel registro dell’Assessorato alla Salute per accogliere i migranti che arrivano in città. Una scelta dettata da condizioni economiche che non permettono agli albergatori di andare avanti e che spesso rappresenta per loro l’unica possibilità di salvezza.
Un’alternativa alla chiusura, proprio come ha già raccontato a LiveSicilia il titolare dell’Hotel Torre di piano Zucchi, Beppe Mogavero, dove attualmente alloggiano ottanta giovani africani. L’albo regionale delinea un quadro delle strutture accreditate e presenti sul territorio, in base ai requisiti sanitari minimi stabiliti da un decreto del 2015 (680 del 20 aprile 2015). L’obiettivo è quello di garantire un soggiorno idoneo che comprenda una corretta alimentazione a tutti gli ospiti e i servizi essenziali. E così tra le strutture non governative adibite all’ospitalità dei migranti si trovano hotel a quattro stelle, resort, chalet, agriturismo e bed and breakfast. Si va dai dodici ai duecento posti letto, sia nel centro storico della città che nelle zone di mare, così come nel cuore delle Madonie o nelle campagne dell’entroterra siciliano. Zone spesso turisticamente in agonia, dove il flusso di visitatori di un tempo resta un ricordo fin troppo lontano.
La metamorfosi inizia così. E Palermo si conferma capitale dell’accoglienza anche sul fronte della disponibilità di strutture private, che la maggior parte delle volte cambiano rotta con l’aiuto di associazioni o cooperative che gestiscono l’accoglienza dei migranti. In provincia di Palermo, ad esempio, a decidere di aprire le porte a chi arriva con i viaggi della speranza, ci sono le titolari del “Casale Borgia Resort” di Palazzo Adriano. Una struttura che sorge tra le campagne del paese che fece da location al film Nuovo Cinema Paradiso, nel cuore di una valle dove attualmente vengono ospitati quindici minori. “Da tempo ormai non riusciamo a sostenere tutte le spese – spiega Illuminata Profeta, proprietaria del casale insieme alla sorella – e abbiamo quindi scelto questa alternativa. Purtroppo i tempi non sono più quelli di una volta e ultimamente i clienti vengono qui soltanto per i servizi di ristorazione e le nostre camere restano vuote. Si rischia il fallimento e non possiamo permettercelo”.
Una situazione che mette in pericolo i gestori, il personale e la struttura stessa. “Cosa dovremmo fare? Non possiamo rassegnarci alla chiusura, meglio offrire i nostri spazi a chi ne ha bisogno e allo stesso tempo tentare di rimanere aperti. Qui ognuno di noi fa più di un lavoro per mantenersi, lavorano qui anche i miei figli e devo garantire loro un futuro. Tra l’altro la viabilità non ci aiuta – aggiunge – visto che per raggiungerci bisogna percorrere statali dissestate, piene di cantieri e deviazioni. Siamo con l’acqua alla gola, ma il nostro cuore è qui da dieci anni. Dobbiamo mettercela tutta per riprendere in mano la situazione”.
Tra le strutture che hanno detto addio ai turisti c’è anche il residence “San Giorgio” di Piana degli Albanesi, la quale accoglienza ai migranti viene gestita dalla cooperativa “La Fenice”. Si tratta di un ex albergo a conduzione familiare che ormai dal 2012 ospita donne e minori non accompagnati. Nella lista di strutture disponibili, fino al 20 luglio scorso, pure l’Hotel “Belvedere” di Corleone, un albergo con piscina e vista panoramica sul paese; l’albergo “Antheus” di Petralia Sottana; “Villa Medea”, hotel a quattro stelle di Monreale, alle porte di Palermo ed un b&b che si trova in via Alloro, il “Castelcarlo”, nel centro storico della città. Adibito all’accoglienza dei migranti anche un agriturismo di Collesano, “Tenuta Volpignano”.
Strutture per le quali sono previsti trenta euro a migrante ospitato, che a sua volta riceve due euro e cinquanta – il cosiddetto “pocket money” – per le piccole spese quotidiane. “Ma bisogna essere preparati – aggiunge Profeta del Casale Borgia – perché questi soldi li anticipiamo noi. La Prefettura riesce ad erogarli non prima dei sei mesi dall’arrivo degli ospiti, nonostante le difficoltà, quindi, è bene avere un minimo di fondi per sostenere i servizi e pagare anche gli operatori che lavorano”.
Chi ha convertito il proprio albergo in centro di accoglienza, infatti, trova non poche difficoltà. Tra coloro che avevano deciso di ospitare i migranti c’è chi è stato fortemente attaccato per la propria scelta. E’ Lucia Cimmarusti, titolare dell’hotel “Solunto Mare” e di un villaggio turistico a Campofelice di Roccella. “Avevo iscritto entrambe le strutture – racconta – ma mi sono tirata indietro. Sono stata criticata, gli albergatori vicini hanno puntato il dito contro di me, non volevano la presenza di migranti nella zona. E poi mi sono resa conto che anche questo è un mondo in cui c’è spazio soltanto per chi ha agganci e conoscenze: mille cavilli burocratici, carte, incoerenze volte a scoraggiare chi intraprende questa strada. A Campofelice anche il Comune sembrava essere contro di me e la mia decisione. Quindi il villaggio resterà chiuso e abbandonato, con tanto di vandali e raid notturni che hanno ormai rovinato la struttura. Qui in albergo speriamo soltanto di riuscire a portare avanti l’attività il più a lungo possibile, ma è molto difficile”.