PALERMO– “Tutti devono fare di più sulla questione dei migranti. Sì, anche la Chiesa…”. Padre Cosimo Scordato, rettore della chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria, è sempre stato un sacerdote di complicata e intelligente collocazione. Non lo trovi mai dove il luogo comune lo immaginerebbe. Così, nei giorni della polemica Orlando-Salvini, con il popolo di Luca in sit-in a Palazzo delle Aquile, mentre impazza la disfida sui social, padre Scordato sceglie una strada inconsueta per i tempi: la via impervia e sempre meno frequentata del ragionamento.
Don Cosimo, cominciamo dalla piazza che si anima a Palermo contro il decreto sicurezza. Cosa esprime?
“La vicinanza a una tematica che ci riguarda e che sarà ogni giorno più presente nelle nostre vite: quella della migrazione”.
Più presente come?
“Siamo davanti a una svolta epocale. E non possiamo più volgere lo sguardo altrove. Le migrazioni compongono un fenomeno che sta cambiando il volto della storia e che interpella una nuova coscienza e consapevolezza di umanità”.
Il ministro Salvini direbbe: e la sicurezza?
“Non entro nello specifico del dibattito politico, non mi interessa. La sicurezza è un aspetto importante, ma parziale. E certamente non siamo più sicuri se le persone finiscono in mezzo a una strada, esposte a tutto, anche alla violenza e alla malavita. Certo, l’Europa fin qui ha fatto troppo poco”.
E allora?
“E allora la questione è mondiale e va risolta con nuove politiche, con fantasia e creatività, lasciando da parte il fiato corto”.
Che ne pensa della disfida tra Orlando e Salvini?
“Non sono in grado, dicevo, di offrire una valutazione giuridica, perché non me ho la competenza. Ma sento che dobbiamo muoverci nella direzione di ciò che apre gli spazi a chi viene a bussare, non coltivando la paura. Ma cosa abbiamo da offrire? Ecco il vero punto”.
Qual è dunque il punto?
“Non basta affermare il principio dell’accoglienza che è necessario e sacrosanto. Cosa offriamo? La politica ci ha pensato? Non mi pare che l’abbia fatto abbastanza. Oltre all’iscrizione all’anagrafe che è un presupposto necessario, cosa mettiamo in comune? C’è terra, ci sono campagne, ci sono opportunità da mettere in moto con il lavoro. E la politica non sembra che se ne sia occupata. Invece, sulla migrazione, dobbiamo pensare in grande e non restare impigliati nella scaramuccia di rito”.
E la Chiesa che può fare?
“Sono, ovviamente, in piena sintonia con don Corrado Lorefice, il nostro arcivescovo che ha pronunciato parole alte e meravigliose. Penso che ci voglia una maggiore progettualità. Pure la Chiesa deve fare di più. Ci sono monasteri, proprietà, azioni… Tutto si può mettere a servizio del bene. Del resto, lo dice il Vangelo: ero forestiero e mi avete ospitato… E sento per certo che non abbiamo fatto abbastanza su tutti i fronti”.

