Minardo: "Non serve rifare la Dc, al centro con una nuova proposta" - Live Sicilia

Minardo: “Non serve rifare la Dc, al centro con una nuova proposta”

Parla il deputato leghista, fautore dell'accordo con l'Udc
L'INTERVISTA
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PALERMO – L’asse tra Lega e Udc, il grande traffico nell’area centro dell’arena politica e un occhio sulla giunta regionale guidata da Renato Schifani. Per Nino Minardo, presidente della commissione Difesa della Camera, sono giorni di grande attività politica tra la Sicilia e Roma.

Presidente, lei è un moderato, principale “sponsor” del patto tra Lega e Udc. Vuole rifare un nuovo partito sullo stile della vecchia Dc?
“Non credo sia necessario rifare la Dc. La Democrazia cristiana ha avuto un ruolo e una ben precisa funzione storica che si è esaurita, adesso facciamo i conti con altre istanze, con un altro quadro sociale e servono risposte nuove. Anche il fondatore del Popolarismo, don Luigi Sturzo, quando diede vita al Ppi si inventò qualcosa di nuovo che non faceva riferimento a esperienze esistenti. Sturzo seppe cogliere lo spirito dei tempi e interpretarlo in forma partitica”.

E però di fatto lei rimette in campo l’Udc…
“L’Udc non ha bisogno di essere rimessa in campo. Lorenzo Cesa ha tenuto alta, anche in tempi difficili, la bandiera dei cattolici in politica ed è stato naturale ritrovarci per dare seguito ad una intuizione comune su cui anche Matteo Salvini ha scommesso: provare a rappresentare l’elettorato cattolico e le sue istanze”.

Possiamo dire che ha “indossato la maglietta” dell’Udc?
“Più che indossatore mi definisco un sarto, perché politicamente sto facendo quello che ho sempre fatto: cerco di aggregare su una nuova proposta politica moderata, federando movimenti e partiti che condividono gli stessi valori e che possono trovare nella Lega ed in Matteo Salvini un riferimento serio e credibile”.

Gli interlocutori politici chi sono? La Dc di Cuffaro? Forza Italia?
“Massimo rispetto per i soggetti politici che ha citato ma credo che il progetto di rilancio di un’area moderata passi dal coinvolgimento dei giovani cattolici, di amministratori civici di area moderata. Non serve a nulla sommare sigle o fare operazioni di palazzo ma parlare all’opinione pubblica. Abbiamo l’ambizione di rappresentare un’alternativa a chi costruisce il consenso sui bisogni dei singoli e non sul bene comune, amministrando senza una visione del territorio e del Paese e senza obiettivi di largo respiro”.

Come sta lavorando il governo Schifani?
“Il presidente Schifani è un gran lavoratore. Ho apprezzato particolarmente il suo impegno sul fronte del caro-voli e sui termovalorizzatori ma è chiaro che le difficoltà in una regione come la nostra non mancano. Se dovessi dare un consiglio cercherei di dare un segnale in materia di sanità e un cambio di passo nei rapporti con l’Ars con la quale è necessario organizzare il lavoro”.

Pensa che la giunta abbia bisogno di qualche cambio?
“Mi limito a constatare che molti assessori sono candidati alle Europee. Se qualcuno dovesse essere eletto si dovrà per forza fare una riflessione e molto dipenderà dagli equilibri politici ma soprattutto da una valutazione del lavoro fatto”.

Si farà il gruppo dell’Udc all’Ars?
“Le dico sinceramente che non è la nostra prima preoccupazione. Diciamo che vogliamo partire dal basso: già in questi giorni si stanno avvicinando tanti amministratori locali e molti esponenti della società civile. Poi è normale che ci sia un lavoro di strutturazione all’interno delle istituzioni, come sta avvenendo alla Camera dove stiamo costituendo la componente parlamentare dell’Udc e pensiamo di avere più adesioni del necessario. Anche a Sala d’Ercole molto presto arriveranno coloro che si faranno interpreti di questa iniziativa politica”.


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