PALERMO – “Chi ci talii (che ci guardi, ndr)” dice un uomo affacciato al balcone di via Trabucco. Palermo, rione Cruillas. Una frase che, una sera dello scorso giugno, segna l’inizio dell’inferno. I membri di due famiglie si affrontano armati di martelli, bastoni e coltelli. La lama affonda cinque volte nel corpo di Roberto Frisco, l’uomo al balcone. Non ce la farà a sopravvivere. Aveva 27 anni.
Le indagini dei carabinieri fanno emergere la realtà di una città dove si muore per uno sguardo di troppo. Dove i conti si regolano nella barbarie. Il linguaggio è crudo, estremo in alcuni passaggi. Il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa ha firmato l’ordine di arresto chiesto dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Francesco Del Bene e Giuseppina Motisi. Giuseppe, Salvatore e Nunzio Lo Piccolo – padre e figli – sono accusati in concorso dell’omicidio di Frisco. Un omicidio che sarebbe stato materialmente commesso da Nunzio. Francesco Frisco, fratello della vittima, è accusato di tentato omicidio. Il padre Giuseppe è indagato per lesioni personali. Erano tutti già in carcere per la rissa.
La lite in pizzeria
In una delle tante pizzerie di Cruillas lavora saltuariamente un ragazzo. Si occupa delle consegne. Dopo che scoppia il finimondo lascia Palermo. Va in Lombardia ed è qui che viene rintracciato dai carabinieri. La sua ricostruzione e quella di altri testimoni servono per la chiusura del cerchio investigativo già tracciato dai militari.
Francesco Frisco viene definito dal gip “il sanguinario istigatore del conflitto esploso quella notte”. Sarebbe stato Frisco, infatti, il pomeriggio del 25 giugno scorso, a recarsi nella pizzeria. I testimoni raccontano che “prendeva a pugni” il ragazzo delle consegne, poi con “uno sgabello” lo ha colpito alla “schiena”.
Perché tanta violenza? È la stessa vittima a riferirlo ai militari: “Quel sabato mi sono trovato a transitare in via Trabucco, ho alzato gli occhi verso il balcone dell’abitazione dei Frisco per vedere si vi fosse affacciato Roberto Fisco, o sua madre, onde salutarli… ripassando di nuovo dalla via Trabucco dovendo fare un’ulteriore consegna, ho alzato di nuovo lo sguardo verso il balcone, sentendo urlare qualcosa. Non ho avuto modo di comprendere esattamente le parole ma ritengo si trattasse di qualche imprecazione nei miei riguardi; non ho nemmeno avuto modo di riconoscere la persona se non dalla voce: si trattava di Francesco Fisco”.
È la madre di Frisco a riferire il contenuto della frase urlata dal figlio al balcone: “Chi ci talii? Ancora talii?… ho chiesto a mio figlio con chi ce l’avesse e lui mi ha risposto che tale ‘U zinna’, ogni volta che passava sotto casa sua si fermava, lo guardava, rideva e poi ripartiva”. Erano stati amici un tempo, ma l’impiegato della pizzeria “da qualche tempo spettegolava su di lui in giro per il quartiere fino ad arrivare ad appellare mio figlio con il termine ‘cornuto'”.
La vittima dell’aggressione in pizzeria si rivolge a Nunzio Lo Piccolo. Non vuole, così dichiara, creare ulteriori guai, ma evitare che la situazione degeneri. Ed invece Francesco Frisco sarebbe sceso da casa “con un martello da carpentiere… ha iniziato a colpirci con il manico del martello. Ricordo che per primo è stato colpito Marco (Nunzio Lo Piccolo, ndr), mentre io ho ricevuto soltanto un colpo… dalla testa fuoriusciva sangue, di cui si era riempito la faccia e il corpo”. La circostanza viene confermata dalla registrazione della chiamata di un passante al 112: “… ho visto un uomo… che camminava insanguinato in via Cruillas… a petto nudo… poi ho visto due che urlavano… più avanti un tizio con il martello che camminava furioso… e ancora più avanti … un omone, un ragazzo tutto insanguinato in faccia che cercava passaggio per l’ospedale Cervello… cose strane…”.
Il 6 luglio Francesco Frisco, senza sapere di essere intercettato, ammette le proprie responsabilità: “Lo volevo ammazzare da i colpi di martello che gli ho dato in testa… con i colpi di martello lo stavo ammazzando”. Ha colpito Nunzio Lo Piccolo, ma anche il fratello Salvatore che lo supplicava di smettere: “… mi diceva ‘basta, basta’… e gli cafuddavo più forte. Mi hanno cafuddato a me, io cafuddavo a quello e quello cafuddavano a me poi ha iniziato a dire basta perché gli bruciavano i colpi di martello in testa”. Un martello che qualcuno avrebbe fatto sparire.
La rissa e l’omicidio
Dopo l’aggressione da parte di Frisco, il fattorino della pizzeria e Nunzio Lo Piccolo vanno a casa dei Frisco. Vengono raggiunti dal fratello Salvatore e dal padre Giuseppe. Sono armati di coltello. Scoppia una rissa in piazza Lampada della Fraternità a cui partecipano anche il padre Giuseppe Frisco e il fratello Roberto, che resterà ucciso.
I carabinieri acquisiscono le immagini della telecamera piazzata in un negozio. Cosa è accaduto lo raccontano innanzitutto Francesco Frisco e la madre che ha assistito alla scena. Ad accoltellare il figlio “è stato quello con la barba… lui è stato, con lui l’ha avuta la discussione tuo fratello, io l’ho visto dal balcone… Roberto si è lasciato andare perché gli ho detto che papà ha preso uno schiaffo”.
Poi, arrivano le parole di Nunzio intercettate durante il colloquio in carcere con la madre: “… non avevano armi nelle mani Salvo e papà… io ho detto che mio padre era andato là per discuterla… e quello che aveva solamente l’arma sono stato io… perciò dice che mi imputano tutte cose a me… e io ciò il discorso che comunque sia io sono pulito. Io risulto pulito…incensurato… è per legittima difesa… perché il padre è stato che ha uscito subito il coltello… è morto quello che non doveva morire… ma doveva morire quello di là che mi aveva dato, che mi ha dato…”.
Nunzio Lo Piccolo sostiene la tesi della legittima difesa anche davanti ai magistrati: “Mentre mi accingevo a salire sul ciclomotore è arrivato Frisco Roberto che ha chiesto cosa fosse accaduto e, avendo appreso che il padre era stato colpito da me, mi ha sferrato uno paio di schiaffi. Dopo avere spinto Frisco Roberto a terra ho notato che Frisco Francesco e il padre continuavano a picchiare violentemente mio fratello e mio padre entrambi disarmati. Frisco Francesco utilizzava il martello e il padre brandiva il coltello. A questo punto vi è stata la rissa fra tutti noi presenti, nel corso della quale sono stato colpito dal padre dei Frisco con il coltello e a mia volta ho sferrato alcuni colpi con il mio coltello verso Roberto Frisco e il padre che mi stavano addosso. Una volta che Frisco Roberto era a terra e il padre ferito ho caricato di forza mio padre sul ciclomotore dirigendoci verso l’ospedale Cervello ove siamo stati ricoverati. Ricordo che nella piazza vi erano diverse persone nessuna delle quali però è intervenuta per sedare la lite. Non era mia intenzione uccidere Frisco”.
Nessuno è intervenuto mentre scoppiava il finimondo per strada.Mentre la lama del coltello uccideva Roberto Frisco.