Muos, confronto studenti-prof | “Ignorato il parere dei siciliani”

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08 Aprile 2014, 18:13

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PALERMO – Il Muos, il suo funzionamento, le ragioni di chi non lo vuole, i fatti e le magagne che stanno alle spalle della sua costruzione. Di tutto questo si è discusso al convegno “Il Caso Muos”, organizzato dall’ASU – Associazione Studenti Universitari – presso l’Aula Schembri di Viale delle Scienze, all’Università di Palermo. Al centro del dibattito, il tema della costruzione del Muos a Niscemi dal punto di vista del Diritto Internazionale.

“Abbiamo voluto fortemente questo convegno – dichiara Rosario Genchi dell’ASU – per far conoscere e sensibilizzare sul caso Muos la platea attenta degli studenti universitari dell’Ateneo di Palermo. L’ASU è fiera di aver dato il via al dibattito dentro l’Università degli Studi di Palermo. Vista l’importanza di un argomento così spinoso per le istituzioni, siamo felici per la massiccia partecipazione e per l’interesse mostrato dalla popolazione studentesca”.

“Il problema Muos coinvolge un infinito numero di settori” dichiara Alberto Lombardo, professore di Metodi Statistici per la Gestione del Rischio e dell’Innovazione. “La cosa che più preoccupa – prosegue Lombardo – è che tutto ciò che è finora accaduto in merito al Muos, dalle autorizzazioni per costruirlo agli accordi tra il Ministero per la Difesa e la Marina statunitense fino alle revoche e controrevoche di Crocetta, non è mai passato da una Commissione o dall’Aula del Parlamento di Roma o dell’Ars, ma è stato interamente gestito a livello governativo, senza che gli esecutivi rendessero conto ai deputati e dunque al popolo”.

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Lombardo, nella sua lunga analisi, marca quali siano le principali ‘falle’ nel sistema che ha accompagnato la sua creazione e gestione. “Il sito su cui sorge la base di Niscemi non è extraterritoriale, ma è soltanto stato ceduto ‘in comodato’ alla Marina degli Stati Uniti, per cui dovrebbe essere il popolo siciliano a decidere in merito alla costruzione del Muos, che riguarda la salute di chi vive in Sicilia. Le radiazioni delle antenne alterano la duplicazione del Dna. Invece – sottolinea Lombardo –, le rilevazioni fatte dall’Arpa Sicilia sono state accolte dall’Istituto Superiore di Sanità come dato ufficiale per dichiarare la non pericolosità delle antenne Muos, nonostante in quella relazione finale sia chiaramente scritto che queste misurazioni non sono state eseguite con strumenti adatti a misurare la reale pericolosità delle antenne”.

Il professor Lombardo è convinto che il caso Muos sia anche, se non soprattutto, un problema di democrazia: “Secondo la Convenzione di Aarhus del 1998, i cittadini devono avere potere decisionale per quello che riguarda i rischi per la salute che possono derivare dal territorio in cui vivono. Nel caso di Niscemi, invece, noi siciliani stiamo subendo un sopruso internazionale insanabile, perché va avanti senza autorizzazioni e con le autorità italiane che difendono gli Usa in palese violazione delle leggi italiane e comunitarie”.

Ancor più pesante l’analisi di Giampiero Caldarella, giornalista freelance che segue da anni la vicenda Muos. “Lo Stato italiano – afferma – si sta comportando, come al solito, da spettatore omertoso e disinteressato della questione Muos, quasi fosse un ‘campiere’, quelle figure ottocentesche che controllavano le campagne con la lupara in spalla per conto dei latifondisti, piazzando le proprie forze dell’ordine contro i propri cittadini ed in difesa di uno Stato estero. I tre Muos già esistenti sono due in territorio statunitense, in Virginia e nelle Hawaii, ed uno in Australia. Proprio in Australia è stato fatto un referendum per decidere se costruire o meno il Muos ed è stato decretato di costruirlo, ma lo si è fatto in pieno deserto, miglia e miglia lontano dalla popolazione, così come accaduto anche in Virginia e nelle isole Hawaii. A Niscemi, invece, lo si costruisce senza alcuna volontà popolare ed in un territorio con oltre mezzo milione di persone nel raggio di 30 km”.

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08 Aprile 2014, 18:13

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