"Noi titolari delle discoteche in crisi, da soli non ce la facciamo più"

“Noi titolari delle discoteche in crisi, da soli non ce la facciamo più”

L'appello del sindacato che si occupa di intrattenimento

PALERMO- “Quello che succede e di cui sono pieni i giornali non può essere definito, assolutamente, malamovida. Sono fenomeni criminali e come tali vanno gestiti. Noi abbiamo bisogno di aiuto”.

Vincenzo Grasso è il presidente regionale della Silb-Fipe di Confcommercio, il sindacato che rappresenta le imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo. Tocca a lui raccontare le cronache tragiche di questi giorni dall’angolazione degli imprenditori che gestiscono le discoteche. Francesco Bacchi a Balestrate, dopo Rosolino Celesia, a Palermo. L’elenco delle giovani vite stroncate violentemente non si ferma. E c’è sempre la movida sullo sfondo.

Non è malamovida, dunque?
“No, insisto, parliamo di fenomeni criminali, con le caratteristiche specifiche di ogni vicenda. Sono cose che vanno controllate e punite da chi della sicurezza ha fatto il proprio lavoro. Non possiamo pensarci solo noi, con il nostro personale”.

Cosa fare, allora?
“Si deve affrontare un problema sociale complessivo nella sua gravità, una violenza che non è più straordinaria. Certi eventi drammatici si ripetono con troppa facilità e, per contrastarli, ci vuole lo Stato”.

Ci vorrebbe, insomma, la volante accanto alla discoteca?
“Ci vogliono controlli e punizioni, all’occorrenza, severe in caso di atti gravi. Ci vogliono protocolli, noi siamo disponibili, infatti li abbiamo proposti e siamo pronti a collaborare al massimo del nostro impegno”.

Qual è l’obiettivo?
“La sicurezza dei clienti, dei lavoratori e degli imprenditori che devono vedere protetto il loro diritto all’impresa. Non è impossibile, a Palermo ci saranno dieci discoteche, molte con capienza piccola. Esistono strumenti efficaci come il Daspo urbano, purché…”.

Purché?
“Si verifichi la corretta e puntuale applicazione degli strumenti necessari. Non possiamo permettere che alcuni criminali mettano in pericolo la serenità di tutti”.

Lei stesso, come titolare di discoteca, è chiamato personalmente in causa.
“Sì, certo. Siamo chiusi dal sette dicembre scorso e riapriremo a febbraio, proprio per il clima pesante che stiamo vivendo. Abbiamo dovuto annullare il nostro evento di Capodanno, contando sulla sensibilità del nostro ospite”.

Un dramma, no?
“Non c’è dubbio. Solo nella mia discoteca lavorano sessanta collaboratori. Stiamo pagando senza colpa, scontando il danno d’immagine e di introiti. I clienti che non si sentono al sicuro non vengono più. Abbiamo sofferto moltissimo per via del Covid, perché siamo stati i primi a chiudere e gli ultimi ad aprire…”.

Qual è il suo appello, in definitiva?
“Non lasciateci soli”.


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