PALERMO – Non ha favorito Paolo Arata e non sapeva che il suo vecchio compagno di partito, in Forza Italia, fosse in affari con Vito Nicastri, personaggio noto alle cronache giudiziarie a cui in passato è stato confiscato un patrimonio miliardario per i suoi rapporti con la mafia trapanese.
Gianfranco Miccichè è stato sentito lo scorso 28 novembre come persona informata sui fatti. I “fatti” sono quelli dell’inchiesta sul giro di mazzette pagate dal duo Nicastri-Arata per ottenere le autorizzazioni regionali alla realizzazione di impianti di energie alternative.
Micciché fu uno dei politici a cui si rivolse Paolo Arata. Era normale che avvenisse visto che, racconta il presidente dell’Assemblea, “è stato mio collega parlamentare credo nella legislatura del 1994. L’ho incontrato di recente tramite Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello. Alberto mi chiese di incontrare Paolo Arata, ma non mi specifico il motivo, né io lo chiesi”.
E venne il giorno dell’incontro: “Poi Arata mi chiamò al telefono e io gli diedi un appuntamento. Il primo incontro si è svolto il 13 febbraio 2018 alle 13:30 negli uffici della presidenza della Regione… incontrai sia Paolo che il figlio Francesco. Mi parlarono di una pratica pendente all’assessorato all’Energia e mi chiesero di velocizzare l’iter burocratico. Io gli dissi che gli avrei fatto sapere e chiesi alla mia segretaria di organizzare un incontro fra Arata Francesco e Pierobon, assessore all’energia competente. Il 17 maggio del 2018 andando a visitare l’assessorato all’Energia per puro caso incontrai Paolo Arata, certamente in compagnia di qualcuno… forse in compagnia di Cocina (Salvatore Cocina, ndr), uno dei direttori generali dell’assessorato, ma non ne sono sicuro… in quella occasione credo mi limitai ad un semplice saluto con Arata ”.
Non fu l’unica occasione di confronto: “Nel luglio del 2018 incontrai nuovamente Arata Francesco che mi disse che il problema burocratico era in quel momento presso l’assessorato alle Attività produttive. Il giorno successivo organizzai un incontro tra Arata Francesco e l’assessore Mimmo Turano… in quell’occasione mi limitai a presenziare per alcuni momenti ma poi i due continuarono a discutere tra di loro. L’incontro fu nella mia stanza perché mi sembrò cortese ospitarli visto che c’erano in corso i lavori dell’assemblea”.
Gianfranco Micciché sapeva che dietro gli affari di Arata ci fosse Vito Nicastri, personaggio i cui trascorsi giudiziari erano noti? Un tema delicato innescato dalle parole intercettate del figlio del professore genovese, il quale lasciava intendere che il presidente dell’Ars ne fosse a conoscenza. “Minchiate”, aveva tagliato corto Micciché in commissione regionale antimafia. Concetto ribadito nella successiva deposizione in Procura: “Non ho mai espresso agli Arata giudizi sulla presenza o meno di Nicastri, del quale non so nulla… dopo che Arata Francesco andò via Turano, anche se non ricordo bene le parole che utilizzò, mi fece capire che dietro a questa pratica ci potesse essere qualcosa di illecito e mi fece capire che era meglio che non me ne occupassi più. Escludo che sia mai stato fatto in mia presenza il nome di Nicastri”.
A questo punto il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo che spiegazione si sia dato Micciché al fatto che Turano, dopo averlo messo in guardia, abbia successivamente incontrato gli Arata nel settembre del 2018. “Non so spiegarmelo”, risponde il presidente.
Altro tema delicato: il dirigente Salvatore Cocina, sentito dai magistrati, disse di essere stato convocato da Micciché in presidenza e che nel suo ufficio trovò Arata. Ancora una volta Micciché taglia corto davanti ai pm: “Escludo di avere convocato Cocina nel mio ufficio e di avergli fatto trovare Arata, prendo atto delle dichiarazioni di Cocina, ma ribadisco di non averlo mai coinvolto o convocato… ho un ottimo rapporto con Cocina e non so spiegarmi quello che ritengo essere un suo cattivo ricordo… dopo che la stampa ha dato ampiamente notizie delle indagini gli i ho anche chiesto il perché di queste sue dichiarazioni e mi ha risposto che aveva questo ricordo”.