PALERMO – Due partite, un gol subito. Zero su azione. Questi i numeri della difesa di Walter Novellino da quando ha preso in mano un Palermo in piena crisi e, oggettivamente, c’è poco da rimproverare al reparto arretrato per quanto visto nelle ultime uscite. Soltanto il rigore di Higuain ha piegato la resistenza rosanero negli ultimi 180 minuti di gioco, a riprova di quanto il breve, ma intenso lavoro svolto dall’ex tecnico del Modena sulla fase di non possesso sia stato ben assimilato dai giocatori. Peccato che non sia bastato a raddrizzare una differenza reti che, ad oggi, a parità di punti, vede il Carpi davanti al Palermo e virtualmente salvo. Una volta messi i giusti “rattoppi” alla difesa, dunque, Novellino pensa a rivitalizzare un attacco finora infruttuoso nel corso della sua gestione.
Non soltanto le zero reti messe a segno contro Napoli ed Empoli, ma anche le pochissime sortite in area avversaria hanno fatto preoccupare il tecnico, costretto a focalizzarsi principalmente sulla fase offensiva in questa settimana. Il Palermo ha bisogno di vincere e per vincere bisogna segnare, è matematico, ma come si mette quest’organico nelle condizioni di essere pericoloso in avanti? Per cominciare c’è il rilancio di Gilardino, ma le trenta partite precedenti dimostrano che la semplice presenza del bomber biellese non basta a rivitalizzare l’attacco. Bisogna sfruttare gli esterni, cosa che adesso Novellino vuole provare con i terzini, e attaccare la profondità con gente del calibro di Quaison, adattabile sia da ala che da trequartista.
Il Palermo di Novellino sta prendendo sempre più le sembianze del Palermo di Schelotto, dunque. In quel 4-1-4-1 proposto dal tecnico di Montemarano c’è una grossa eredità lasciata dall’attuale allenatore del Boca Juniors. Perché l’esperimento di Vazquez finto nove difficilmente sarà proposto a Verona contro il Chievo, dunque la sua posizione dovrebbe essere da esterno nei quattro tra centrocampo e trequarti. Lui da un lato e Quaison dall’altro formerebbero il tridente lanciato proprio dall’argentino, con la linea dei quatto completata da Hiljemark e Chochev, guarda caso il centrocampo tipo di Schelotto con Jajalo a fare da schermo davanti alla difesa. E non è un caso che il Palermo stia facendo questo passo indietro sulla sua “storia” tattica di questa stagione, dato che solo con Schelotto s’è avuta una parvenza di gioco offensivo.
Ventotto gol in trenta partite, una media che scende a ventuno in ventisei se si esclude appunto il Palermo di Schelotto. Con l’argentino da pseudo “dirigente accompagnatore” in panchina, i rosa hanno realizzato sette reti in quattro occasioni, chiudendo solo una volta senza andare a segno. Numeri non certo spettacolari, ma resta l’unico allenatore ad avere una media superiore ad un gol a partita, adottando quel tridente che ora Novellino prova a rispolverare. Schelotto, probabilmente, aveva intuito prima di tutti come risolvere la crisi offensiva. Non è un caso se alla prima partita della sua gestione il Palermo abbia segnato la bellezza di quattro reti. E chissà che Novellino non riesca ad ottenere lo stesso effetto.