PALERMO – Una maggioranza sempre più risicata, in preda ai mal di pancia da rimpasto e che, nei momenti più decisivi, si trova sempre sotto “quota 20”. Non si può dire che il 2019 sia iniziato nel migliore dei modi per il sindaco Leoluca Orlando: la città stracolma di rifiuti, i sindacati sul piede di guerra, la ribellione dell’ufficio Anagrafe sul decreto Salvini. Ostacoli piccoli e grandi a cui però si aggiunge un’altra grana e di non poco conto, ossia la situazione in cui si trovano gli orlandiani in consiglio comunale.
Già, perché a Sala delle Lapidi la maggioranza che sostiene il primo cittadino non gode certo di ottima salute. Tra partiti e liste civiche, Orlando è riuscito a portare a piazza Pretoria 24 consiglieri su 40: numeri solidi, che avrebbero dovuto garantire una navigazione tranquilla e senza problemi, soprattutto perché stavolta c’erano di mezzo le formazioni politiche.
Ma la maggioranza, in realtà, continua a perdere pezzi: dopo la defezione di Mimmo Russo, storico volto della destra cittadina eletto col Professore due anni fa nella lista Palermo 2022 e transitato in Fratelli d’Italia, la settimana scorsa è stata la volta di Fabrizio Ferrara che è passato alla corte di Gianfranco Micciché in Forza Italia. Non un nome qualunque: Ferrara nel 2017 è stato confermato nel Mov139, ossia l’altra lista civica del sindaco, risultando il primo degli eletti con oltre 1600 preferenze; qualche mese dopo, alla Regionali, è stato il primo dei non eletti del Partito Democratico con oltre 5.600 voti.
La maggioranza è così scesa a quota 22, appena uno in più del necessario. Ma a ben vedere, i numeri per gli orlandiani finora sono comunque stati un problema. Se si prendono i voti sui bilanci, ossia gli atti più significativi votati da Sala delle Lapidi in questi ultimi mesi (esitati prima della defezione di Ferrara), ci si accorge che la maggioranza scricchiola già da tempo: il bilancio di previsione 2018 è stato approvato con soli 19 voti favorevoli, altrettanti per il consuntivo 2017, 17 per il consolidato 2016 e 20 per il 2017. Il che significa, in poche parole, che se le minoranze fossero stato tutte presenti e compatte il sindaco non sarebbe riuscito a portare a casa nemmeno uno degli atti finanziari che sono, come è noto, vitali per qualsiasi ente locale.
E, purtroppo per il Professore, la musica non cambia se si passano in rassegna i debiti fuori bilancio, il Piano triennale delle opere pubbliche o quello delle alienazioni. Gli orlandiani, nella maggior parte dei casi, sono sempre sotto la quota minima e registrano defezioni più o meno palesi. Valentina Caputo ha lasciato Sicilia Futura per il Misto e, pur restando in maggioranza, non ha mancato di mostrare qualche insofferenza in occasione del voto sugli strumenti finanziari, reclamando libertà di coscienza. E se in alcuni casi Claudio Volante, ex ferrandelliano, ha dialogato con la maggioranza e Giulio Cusumano sembra rientrato (almeno per ora) nei ranghi, la vera nota dolente è Francesco Scarpinato, recordman di preferenze alle ultime Comunali. Candidato in quota Ncd nella lista “Democratici e popolari”, cioè quella fatta col Pd, ha ricevuto oltre 3.503 voti conquistando il primo posto dell’intera coalizione e alle Regionali 6.000 preferenze, ma il seggio non è scattato per lo 0,5%. Finora però il suo ruolo è stato molto defilato, non ottenendo né la presidenza del consiglio né quella di una commissione. Un malessere che il consigliere ha più volte manifestato, per esempio non votando alcuni atti, e il rimpasto potrebbe portarlo ad abbandonare in modo definitivo la maggioranza.
Le trattative sulla nuova squadra di governo hanno infatti mandato in fibrillazione gli orlandiani: il sindaco aveva annunciato la convocazione di partiti e liste per metà gennaio, ma al momento tutto tace. Non è un mistero, però, che Sinistra Comune sia molto scontenta di come Orlando stia gestendo la partita: Catania e compagni chiedono l’azzeramento di tutti gli assessori e non la semplice sostituzione di qualche pedina e si dicono pronti alla rottura. Anche Idv, con Paolo Caracausi, reclama più spazio, così come il Mov139 con Sandro Terrani. Un malessere che in realtà è trasversale ai gruppi e il rischio è che alla vigilia delle Europee alcuni consiglieri, magari delusi dalla mancanza di spazi, possano cercare sponde alternative.
Il progetto di +Europa, promosso da Tabacci e sposato in Sicilia da Fabrizio Ferrandelli, avversario per antonomasia di Orlando e possibile candidato alle Europee, suscita più di una simpatia e alla convention organizzata ai Crociferi ha fatto capolino anche Totò Orlando, che però ha precisato di esserci andato solo per “curiosità” e per capire le evoluzioni del centrosinistra. Presenza che comunque ha stupito molti tra gli orlandiani, compreso il sindaco. “Il progetto +Europa vede tra i suoi promotori persone serie come Bonino e Tabacci – dice Totò Orlando – Non so se vi aderirò, ma comunque continuerò a votare il centrosinistra. Una cosa però è certa: non sono iscritto al Pd da anni e non sono disposto a farlo oggi”.
Al netto del rimpasto, però, la maggioranza spesso arranca, non ha i numeri in Aula, registra defezioni e per portare a casa i risultati deve puntare sulle assenze (più o meno strategiche) delle opposizioni. Una situazione ormai conclamata e che potrebbe aggravarsi nei prossimi mesi, con Orlando che potrebbe ritrovarsi, anche formalmente, senza una maggioranza a Sala delle Lapidi.