PALERMO – Quell’ideale a cui buona parte tendono ma che, di solito, si rivela anche assai difficile da raggiungere: l’utopia. E’ stato questo il tema sul quale si è interrogato, nella sua tesi di laurea, H.P., 36 anni, detenuto di nazionalità straniera all’interno della casa circondariale Pagliarelli di Palermo, che ha conseguito la triennale in studi Filosofici e Storici, classe L-5, all’Unipa.
Il senso dell’utopia quindi ma che, declinato sul destino della società, dopo i fallimenti della storia, nell’elaborato di questo studente speciale intitolato “La nuova società dell’umanità”, ispirato alle riflessioni del filosofo Luciano Canfora, porta ad una riflessione sulla possibilità di una società capace di superare conflitti e guerre.
H.P. ha conseguito brillantemente il titolo con una media del 28. Al suo fianco ad accompagnarlo nel percorso formativo c’era il tutor Alessandro Di Stefano. “Utopico, è proprio questo il compito della filosofia – spiega il professore Marco Carapezza, relatore della tesi di laurea e componente della commissione di laurea assieme ai professori Chiara Giubilaro e Vittorio Coco – intravedere mondi altri, aprire orizzonti di pensiero, alimentare speranza. Un esercizio che, in un contesto di detenzione, può diventare occasione di consapevolezza, rinascita e riabilitazione”.
“Il percorso con l’Unipa – dice Maria Luisa Malato, direttrice del Pagliarelli – è entrato a tutti gli effetti come elemento del trattamento detentivo. Molto c’è ancora da fare, ma i primi importanti risultati li stiamo finalmente registrando. È un’occasione che questo detenuto ha saputo cogliere e sfruttare per vivere il tempo in carcere in maniera positiva. Speriamo che tanti altri possano fare questa scelta”.
H.P. è il terzo laureato in regime detentivo negli istituti penitenziari palermitani, dopo i precedenti due percorsi conclusi a ottobre del 2024 e a ottobre di quest’anno: N.C., laureato in Urbanistica e Scienze della città al dipartimento di Architettura ed F.G., proclamato dottore in Studi Globali, Storia, Politiche, Culture, L-42, al dipartimento Culture e Società.
“È significativo – dice Antonino De Lisi, garante regionale dei diritti delle persone detenute in Sicilia – che per questo traguardo siano stati presenti i familiari: il fratello, la madre e la nipotina del detenuto. Proprio la presenza della nipotina, che con orgoglio osserva lo zio raggiungere questo traguardo, rappresenta speranza per il futuro. Le istituzioni ci sono e sanno costruire progetti importanti”.

