Omicidio di Vera a Ramacca, l'inchiesta si complica - Live Sicilia

Vera, la 25enne moldava uccisa a Ramacca: l’inchiesta si complica

Le richieste dei consulenti

CATANIA – S’infittisce sempre più il giallo della morte di Vera Schiopu. 25enne moldava, fu trovata impiccata in un casolare di Ramacca. Era piena estate. E a quasi 4 mesi da quel maledetto sabato 19 agosto, quando litigò con il fidanzato, che secondo i carabinieri di Palagonia l’avrebbe uccisa inscenando un suicidio, l’inchiesta è ancora apertissima. I consulenti chiedono più tempo e le questioni scientifiche, mai come stavolta, sono decisive.

L’autopsia

Decisive financo per sciogliere il dubbio più importante. L’interrogativo: Vera è l’ennesima vittima di femminicidio? È stata uccisa dal fidanzato al culmine dell’ennesima lite, forse dopo aver bevuto degli alcolici assieme a lui? O si è tolta la vita? Sul punto, va detto, i carabinieri di Palagonia e la Procura di Catania non sembrano avere dubbi. Tant’è che il suo fidanzato, il 33enne Gheorghe Ciprian Apetrei, resta in carcere.

Il fidanzato

Ma è ovvio che un passaggio cruciale è quello dell’autopsia, per cui sarebbe stata chiesta una proroga. Ancora oggi è un mistero la causa della morte. Cruciali, inoltre, sono gli esami dei reperti rinvenuti dai carabinieri del reparto scientifico, che conterrebbero tracce di sangue. Ma intanto il fidanzato, in carcere, non parla. Non fornisce spiegazioni né la sua versione dei fatti. Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip. Allo stato attuale non si lascia sottoporre a interrogatorio. Il suo legale, l’avvocato Alessandro Lapertosa, non ha presentato neanche il ricorso al Tribunale del Riesame.

I consulenti

Da indiscrezioni provenienti dal Palazzo di Giustizia di Catania, pare che ad aver chiesto più tempo non siano solo i consulenti che hanno svolto l’autopsia. A farlo sarebbero anche i consulenti del pubblico ministero che lavorano sui reperti sequestrati, che conterrebbero tracce ematiche. È chiaro che eventuali residui di sangue sarebbero scarsamente compatibili con la tesi del suicidio.

La proroga

Non è noto esattamente quale sia l’elemento che ha dilatato l’esito degli accertamenti. Ma una volta esaurite le operazioni peritali il corpo della povera ragazza tornerà in Moldavia. Vi è la necessità di chiudere tutto e non lasciare nulla di indefinito. Intanto, da quel che trapela, in Procura non sarebbero arrivati neppure i tabulati telefonici della ragazza, che ovviamente sono fondamentali; quanto l’esame dei telefonini e dei profili social.

L’amico di Apetrei

Intanto resta libero, infine, l’altro ragazzo che era stato arrestato assieme ad Apetrei, il suo connazionale Costel Balan. Quest’ultimo ha chiamato i carabinieri quando si è accorto del cadavere di Vera. Ma inizialmente i militari avevano ipotizzato un suo coinvolgimento nel delitto. Poi però emerse che aveva un alibi di ferro: fra le 13 e le 17,30 di quel pomeriggio lui era lontano. Ci sono testimoni e tracce del telefonino. Inoltre, rientrando a casa, non appena il suo amico gli avrebbe detto che Vera si era uccisa, non ci ha pensato due volte.

È stato lui a chiamare il 112. L’indagine è coordinata dal procuratore facente funzioni di Caltagirone Alberto Santisi e dal sostituto Alessandro Di Fede. E al momento è mistero persino sulla dinamica del delitto.


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