PALERMO – Non mollano gli ormai ex dipendenti dell’opera pia Cardinal Ruffini di Palermo. Con l’arrivo di papa Francesco in città tornano a farsi sentire: “Noi operatori, per colpa di un Cda insensibile che non ha voluto trovare soluzioni alternative per salvare le 42 anime, destinati all’inferno della macellazione sociale – scrivono in una nota – non possiamo far altro che affidarci a Sua Santità certi che si farà carico del nostro dolore”.
Da quasi un anno gli ex dipendenti manifestano apertamente il loro dissenso e la paura, ormai divenuta realtà, di restare senza un lavoro. Molti i sit in davanti alla Cattedrale, le proteste, sono perfino giunti ad incatenarsi in via Bonello. Costanti gli appelli a monsignor Corrado Lorefice, formalmente presidente dell’Ipab. “Non ci rivolgiamo più a Lorefice – dicono – perché dimostratosi insensibile alla tragedia umana causata dal consiglio di amministrazione dell’ente”.
Proprio a Lorefice lo scorso ottobre è toccato l’arduo compito di annunciare il collasso economico dell’opera pia: un buco da quasi tre milioni di euro causato dai ritardi dei pagamenti da parte della Regione per i servizi di pubblica utilità svolti dagli operatori. Opecer infatti gestiva istituti per poveri, anziani, disabili o scuole e asili nido. In un primo momento, accertate le difficoltà dell’ente, era stato chiesto ai dipendenti di rinunciare a parte dello stipendio, accettare una riduzione delle ore e la trasformazione dei contratti stipulati con un ente pubblico a contratti stipulati con un ente privato. Richieste rispedite al mittente dai sindacati e che alla fine sono costate il posto a tutti e 42 gli operatori e la cessazione di tutti i servizi svolti. A settembre la questione verrà discussa in tribunale, molti infatti hanno presentato ricorso contro i licenziamenti.
“Il Cda dell’opera ha percorso la strada peggiore per disfarsi del personale con contratti di diritto pubblico – ha scritto in una nota Ernesto Bellitteri della Uil – I licenziamenti sono illegittimi, come la chiusura dei servizi che sono di pubblica utilità. Non ci resta che fare appello al Papa e alla società civile contro questa prassi disumana che ci ha lasciato senza reddito, senza lavoro, senza pensione e senza ammortizzatori sociali”.