CATANIA – “Il valore del materiale sequestrato è di circa 17 milioni di euro, una cifra che dà l’idea dell’importanza dell’organizzazione messa in piedi”. Lo ha spiegato Fabio Scavone, procuratore aggiunto a Catania, durante la conferenza stampa organizzata a margine dell’Operazione Ghenos, che ha portato all’esecuzione di 45 misure nei confronti di soggetti tra Sicilia, Calabria e altre regioni italiane.
I reati contestati riguardano il ritrovamento e la vendita sul mercato internazionale di reperti archeologici. “Non solo fiuto, ma anche strumenti tecnologici”, ha aggiunto Scavone, spiegando che la Soprintendenza non dispone degli stessi metal detector utilizzati dai gruppi criminali.
I numeri dell’operazione
“Sono stati accertati 67 scavi abusivi tra la Sicilia e altre regioni – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Catania, Francesco Curcio – ed è stato possibile ricostruire, grazie all’eccezionale lavoro dei Carabinieri, un’intera filiera illegale che va dal tombarolo al venditore, fino allo sbocco in importanti case d’asta in Italia e all’estero, come nel Regno Unito e in Germania”.
In Calabria il gruppo criminale operava anche “allo scopo di agevolare la cosca di ’Ndrangheta denominata Arena, che in tal modo consolidava il controllo del territorio nell’area del Crotonese”, spiega il procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio, intervenuto in diretta web dalla conferenza stampa parallela presso la procura del capoluogo calabrese.
“Siamo felici di aver potuto, insieme alla magistratura, dare un segnale molto importante rispetto a un fenomeno purtroppo diffuso – sottolinea in diretta web il generale Antonio Petti, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri –. Contrastarlo significa non soltanto sottrarre alla criminalità, in questo caso anche organizzata, canali di finanziamento illeciti, ma anche fare giustizia restituendo alla fruizione del pubblico ciò che costituisce patrimonio nazionale e sottraendolo agli appetiti economici di contesti illegali”.
Scarpinato: “Il governo regionale potenzierà gli strumenti di tutela del patrimonio”
“Desidero esprimere il mio plauso e la mia riconoscenza, come cittadino e uomo delle istituzioni, ai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Palermo, coordinati dalla Procura distrettuale di Catania, che hanno eseguito – con il supporto dell’Arma territorialmente competente – una delle più importanti operazioni di recupero di beni archeologici sottratti al nostro patrimonio dalle organizzazioni criminali”. Lo afferma l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato.
“Si tratta di uno degli interventi più complessi – prosegue Scarpinato – attraverso il quale le forze dell’ordine hanno smantellato il sodalizio che da anni operava tra ricettatori, malviventi e trafficanti internazionali del mercato illecito dell’arte, organizzati in un vero e proprio sistema fuorilegge. Il governo Schifani e il mio assessorato sostengono con forza il contrasto al traffico illecito di beni archeologici e opere d’arte, con l’obiettivo di potenziare sempre più gli strumenti di tutela del nostro patrimonio culturale e di valorizzare i siti che arricchiscono la memoria e l’identità della nostra isola”.
La conferenza stampa si è svolta stamani a in Procura a Catania. Ecco tutti i dettagli dell’operazione.

