"Orlando ha perso smalto |Adesso deve dimettersi" - Live Sicilia

“Orlando ha perso smalto |Adesso deve dimettersi”

Il deputato regionale: "La crisi distrugge la città e l'amministrazione non ha programmi per il futuro. Se fosse stato Cammarata a governare così, Palermo sarebbe insorta. Se si votasse oggi, non ci sarebbe più la maggioranza".

L'intervista a Fabrizio Ferrandelli
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PALERMO – Dipinge una Palermo sull’orlo del baratro. “Una città con 13 punti di ricchezza in meno rispetto al 2008, una città dove una famiglia su 4 è sotto la soglia di povertà”. E la conseguenza, per Fabrizio Ferrandelli, ieri sfidante di Leoluca Orlando al ballottaggio e oggi deputato regionale del Partito democratico, è una: “Il sindaco – taglia corto – dovrebbe fare un passo indietro. Dimettersi, e permettere a Palermo di scegliere il suo successore”. Lo spunto, per Ferrandelli, è il rapporto dell’Istituto Tagliacarne: la riduzione del Pil cittadino, appunto, ma anche la chiusura di centinaia di imprese in un solo anno. “Palermo è allo sbando”, afferma.

Mica vorrà dare a Orlando la colpa della crisi economica: tutta l’Italia, tutto il mondo è in questa situazione.

“Per carità, la città è ostaggio di una crisi economica che ha dimensioni internazionali. Ma la politica non ha una visione d’insieme, non è capace di scegliere la direzione”.

L’obiezione è facile: parla così perché è stato sconfitto da lui?

“Ho dato a Orlando il tempo per governare. Non ho firmato l’apparentamento tecnico, dandogli la possibilità di ottenere la maggioranza a Sala delle Lapidi. A distanza di due anni, però, non notiamo una discontinuità col passato. Non c’è una cura: siamo di fronte a una politica schizofrenica”.

Schizofrenica? Cosa avrebbe dovuto fare Orlando?

“Questa è un’amministrazione che a parole dichiara solidarietà alle imprese storiche che falliscono e poi, il giorno stesso, chiude per cinque giorni le imprese che vogliono vivere. Ci sono aziende colpite da un provvedimento di questo genere per avere messo una fioriera all’esterno”.

Qualche regola a Palermo serve.

“Le regole si fissano stilando piani di sviluppo. Se avessimo un piano di occupazione del suolo pubblico, se avessimo i caffé concerto che Orlando aveva promesso in campagna elettorale, se avessimo una strategia per le pedonalizzazioni Palermo potrebbe dirsi soddisfatta. Orlando non ha un rapporto con la Regione, non fa altro che criticare e spostare la palla. La verità è che non ce la fa più: è un sindaco isolato con una maggioranza che si sgretola”.

Isolato? Alle elezioni ha stravinto.

“Ma se oggi ci fossero le elezioni di medio termine Orlando non avrebbe più la maggioranza. Non ricerca un dialogo costrutttivo con la città, va avanti con politiche repressive e nient’altro. Anche sulle municipalizzate, ha visto cos’è successo?”.

Me lo dica lei.

“Rischiamo il fallimento di Rap dopo quello dell’Amia. La vertenza Gesip è stata chiusa in maniera disastrosa. In due aziende vitali come Amap e Amat sono arrivate le dimissioni del consiglio di amministrazione o del presidente. Non c’è una visione di governo: i quartieri cadono a pezzi e Orlando alza muri, le navi da crociera vanno via e noi non abbiamo un piano turistico. Potrei continuare: ad esempio, in questa città non ci sono eventi culturali di richiamo. Orlando non costruisce il futuro”.

A proposito di futuro: le sue sembrano le parole di chi si prepara a ricandidarsi per il dopo-Orlando.

“Orlando dovrebbe trarre le conseguenze. Non può sentirsi imprigionato da Palermo. O meglio: se si sente imprigionato non può tenere prigioniera con lui questa città. Il mio partito e io che sono stato candidato dopo due anni siamo tenuti a fare un bilancio”.

A proposito del suo partito: Orlando si è molto avvicinato al Pd. Dobbiamo considerarlo “fuoco amico”?

“Non è fuoco amico. Io e lui avevamo due proposte politiche diverse. Abbiamo cercato di dare una mano in consiglio comunale, aiutandolo quando era il caso, ma è chiaro che ci siamo presentati con due programmi differenti, con due squadre differenti. Sulla squadra per la città, se mi consente, le nostre proposte sono radicalmente diverse: la giunta Orlando è composta da brave persone del passato, ma non basta essere brave persone”.

Non ha risposto alla mia domanda: le sue sono parole da candidato in pectore?

“La questione non è in agenda e io non credo nelle autocandidature. Però Palermo deve cambiare verso. Le faccio un esempio: le nostre scuole cadono a pezzi e il Comune sta fermo”.

In che senso?

“Questa è la quinta città d’Italia. Se non fosse per la pianificazione dei fondi a livello nazionale e per l’intervento della Regione il Comune non avrebbe fatto niente. Questo significa che non c’è un monitoraggio, che il Comune non ha il polso della situazione. Invece Orlando che fa? Si preoccupa di chiedere il commissariamento della Regione e non si accorge della spazzatura. Per non parlare delle periferie”.

No, invece: parliamone.

“Abbiamo visto interventi-spot di riqualificazione di qualche strada, ma le periferie sono un colabrodo. E poi c’è un problema di sicurezza delle persone, che è evidentemente il sintomo di un problema sociale. Anche su quel fronte, su quello dei servizi sociali intendo, siamo insufficienti. Se fosse stato Cammarata a governare così, la città sarebbe insorta”.

Eccolo. Il fantasma di Cammarata.

“Le pedonalizzazioni sono diventate spot domenicali come durante l’era Cammarata”.

Mi sta dicendo che considera l’amministrazione Orlando peggio di quella Cammarata?

“Sarebbe impietoso dire che è peggio di Cammarata. Ma dopo due anni possiamo dire con certezza che questo Orlando non è più quello di vent’anni fa. Erano tempi diversi. Basta fare un giro in città: si parla di un acquario che ancora non esiste e intanto il mercato ittico è allo sbando e l’ortofrutticolo non è in una situazione migliore”.

E invece, dice lei, Orlando si preoccupa di chiedere il commissariamento della Regione. Non si può dire però che la situazione della Regione sia rose e fiori.

“Quello che succede alla Regione non dovrebbe essere la preoccupazione di un sindaco”.

Potrei dirle che quello che succede al Comune non dovrebbe essere la preoccupazione di un deputato regionale, vista la situazione.

“La preoccupazione di un deputato regionale si valuta tramite le sue azioni. Sono il parlamentare più attivo per interrogazioni, disegni di legge, eccetera”.

Era una provocazione. La riformulo: sulla Regione è in corso una partita a scacchi molto delicata. Come finirà?

“La partita a scacchi la lasciamo a chi la deve giocare. Non sono interessato a giocare nessuna partita di questo tipo. La discussione interna al mio partito è ridicola e a tratti grottesca. E non interessa più alla gente. A noi interessa fare riforme. Altrimenti è giusto andare ad elezioni anticipate. Non possiamo, come vorrebbe qualcuno, continuare a parlare di Europee o di posti in giunta. Avrete notato il mio silenzio sull’argomento. Non è un caso: questo tema non mi appassiona”.

La appassiona di più il dibattito su Palermo.

“Il presidente della Camera di commercio ha chiesto al vicesindaco di poter gestire direttamente lo sportello unico per le attività produttive. Tradotto significa che in questo momento c’è una situazione ingovernabile. E basta farsi un giro nell’ufficio per capire che il problema è l’affidabilità dell’amministrazione: c’è un clima di sfiducia e demotivazione perché in fondo manca un progetto al quale rispondere. Ecco: questo succede in tutta la città. È per questo che Orlando dovrebbe farsi da parte: per far ripartire Palermo”.

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