Il ciclone Leoluca Orlando s’è abbattuto sulle altre liste e le coalizioni, scompaginando le logiche dei partiti e degli schieramenti. Già, perché il dato impressionante diffuso dalla seconda proiezione Rai (se verrà confermato), quello di un consenso che sfonderebbe addirittura il 43%, in una tornata elettorale con ben undici candidati in campo, diventa davvero deflagrante se viene associato a quello delle liste che sostengono l’ex sindaco della Primavera: 18,8%. Ovvero, il voto disgiunto ha consentito a Orlando di guadagnare molti più voti di quelli portati dal partito. Un venticinque per cento pescato ovunque. Soprattutto, ed ecco il dato che racconta più di ogni altro lo stato d’animo del palermitano rispetto agli ultimi dieci anni di gestione Cammarata: stando ai dati della proiezione Rai, infatti, l’ex presidente del Coni ha visto naufragare verso Orlando, il 15% del suo consenso, sgonfiatosi così fino al 13%. Insomma, un elettore su due di Pdl, Udc e Grande Sud non ha votato (o non ha fatto votare) Costa. Perde, ma poco, invece, rispetto alle liste, Fabrizio Ferrandelli che si attesta al 17% (le liste oltre il 20%),
Lontano dalla soglia utile per il ballottaggio, invece, Alessandro Aricò, che col suo 10,1% perde poco rispetto al consenso delle liste (11,9%). Un dato che suona un po’ come una sconfitta per l’Mpa di Lombardo, le liste degli assessori regionali Russo e Armao, e l’Mps di Riccardo Savona. Anche perché, stando a questi numeri, non sarebbe avvenuto quel travaso di voti dal partito del governatore al candidato degli alleati di governo Cracolici e Lumia: anche Ferrandelli, infatti, rispetto alle liste sta perdendo terreno. Il ciclone Orlando ha pescato anche nel mare dove nuota il suo delfino.