CATANIA – Una vicenda grottesca, ma che si è conclusa bene: è quella che ha coinvolto la famiglia di un uomo catanese morto in Tunisia il sei luglio scorso. Per settimane l’ospedale in cui era deceduto l’uomo si era rifiutato di restituire alla famiglia la salma se non avesse pagato un conto di migliaia di euro di spese mediche.
“Pagateci per riavere vostro padre”
La disavventura inizia con la morte di un uomo catanese che si recava spesso per motivi di lavoro in Tunisia. Proprio ad Hammamet, come raccontato da Livesicilia, l’uomo era stato ricoverato dopo aver contratto il Covid, per morire qualche giorno dopo nel Policlinico della città.
A questo punto i familiari dell’uomo si aspettavano di poter celebrare il funerale del proprio caro ma hanno avuto una brutta sorpresa: la richiesta da parte del Policlinico di Hammamet di 80 mila dinari, circa 26 mila euro, per il pagamento delle spese di assistenza sanitaria. Fino a che la famiglia non avesse pagato non avrebbe riottenuto la salma.
La famiglia si era subito attivata, cercando di ottenere almeno la possibilità di tumulare il proprio caro in un cimitero cattolico tunisino, e aveva cercato di mobilitare l’ambasciata italiana a Tunisi e il Ministero degli affari esteri.
“Senza condizioni”
La svolta arriva il 19 di agosto, quando il Policlinico di Hammamet ha restituito ai familiari dell’uomo la salma senza condizioni, permettendo così la sepoltura e la fine di un’odissea diplomatica. Come si legge in una nota diffusa dagli avvocati della famiglia Pilar Castiglia e Pierpaolo Lucifora, “è stato determinante il supporto offerto sul luogo dal dr. Giuseppe Garozzo, Presidente del Centro Assistenza Italiani nonché delegato dell’Associazione nazionale famiglie degli emigrati per la Tunisia, coadiuvato dall’avvocato della stessa associazione Rim Mehri, i quali, in sinergia con gli avvocati della famiglia, sono riusciti nel risultato sperato grazie a un’ordinanza giudiziaria ottenuta in via d’urgenza dal Presidente del Tribunale di Grombalia”.
“Da apprezzare sicuramente in questo difficile contesto – continua la nota – insieme alla professionalità messa in campo dai legali che si sono occupati del caso, il grande senso di umanità mostrato dal dr. Giuseppe Garozzo, tra l’altro catanese di nascita, a cui va un sentito ringraziamento per quanto fatto nonostante il delicato momento politico istituzionale in cui si trova oggi il paese tunisino”.
“Ambasciata e Farnesina poco incisive”
“Si reputano poco incisivi – continua la nota – i tentativi dell’Ambasciata a Tunisi volti a ottenere il corpo del defunto, mentre dalla Farnesina, il cui intervento è stato esplicitamente richiesto in più occasioni dai familiari, è stato registrato ad oggi il totale silenzio sulla vicenda. Con grande rammarico i legali esprimono il loro disappunto per la distanza tenuta dagli organi istituzionali dalla vicenda trattata, sebbene riguardante un cittadino italiano le cui spoglie sono state indebitamente trattenute da una struttura ospedaliera senza alcun titolo, anzi per motivi definibili infimi”.