Palermo a caccia di una identità | Toccherà a Zamparini trovarla

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30 Novembre 2015, 15:26

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PALERMO – Due punti dalla zona rossa che segna il confine tra il baratro della serie B e la permanenza nel massimo campionato. Palermo si risveglia dopo una brutta serata trascorsa con una Signora spietata, cinica al limite della cattiveria (sportiva), che ha inflitto un punteggio più severo di quanto abbia detto la prestazione in campo ma che ha fatto emergere tutti i limiti di una squadra, quella siciliana, che dovrà sudare per guadagnarsi la salvezza.

La premessa è d’obbligo: non è contro la Juventus che il Palermo di Ballardini avrebbe dovuto incamerare punti necessari per non sprofondare nelle acque paludose della zona restrocessione. Ma di campanelli di allarme durante la sfida contro i bianconeri ne sono suonati parecchi in viale del Fante.

La notte del Barbera ha detto che la Juventus non è la macchina perfetta che lo scorso anno l’ha consacrata vicecampione d’Europa e senza rivali dentro i confini nazionali. E questo forse la dice ancora più lunga sulle lacune dei siciliani. Per 55 minuti il Palermo è riuscito ad arginare l’onda d’uto bianconera. Poi si è sciolto come neve al sole dopo il gol di Mandzukic che ha rotto l’equilibrio in campo. La Juve è apparsa una squadra più muscolare rispetto al passato e senza la qualità in termini di idee e manovra che assicuravano un tempo gente come Pirlo e Vidal. Eppure capace di infliggere uno 0-3 a domicilio al Palermo di Ballardini che è a caccia (per usare il termine dell’allenatore chiamato a sostituire Iachini in Sicilia) di una “identità”. Un’identità che è un obiettivo ancora lontano. Quasi irraggiungibile con la rosa, limitata e poco assortita, a disposizione del tecnico ravennate che adotta un sistema di gioco completamente diverso dal suo predecessore al quale già era stata consegnata una squadra incompleta e indebolita dalle partenze (Dybala, Munoz e Barreto per fare alcuni esempi).

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Il peccato originale di questa squadra sta tutto nel mercato estivo. La rosa consegnata all’ex allenatore Iachini era stata allestita per un sistema di gioco collaudato da due anni e mezzo e che non prevedeva un numero di esterni sufficienti per una difesa a quattro, marchio di fabbrica di Ballardini. E se a questo aggiungiamo che in mezzo al campo si è cronicizzato il problema dettato dall’assenza di un regista di ruolo ecco spiegato l’enorme dispendio di energie a cui viene sistematicamente sottoposto Vazquez, l’unico giocatore del Palermo con una qualità di gioco superiore alla media e che può accendere il gioco rosa. Saranno tutti rischi e considerazioni calcolate da Ballardini prima di accettare il suo ritorno al Barbera ma la domanda che si pone il popolo rosanero, a questo punto della stagione, è se c’è il tempo di trovare l’identità perduta (o mai trovata) di cui parla l’allenatore.

Un’identità ancora più difficile da trovare se il tuo presidente risponde al nome di Maurizio Zamparini, intenditore di calcio quanto impulsivo e “di pancia” nel prendere decisioni drastiche come i ribaltoni in panchina. In carriera ne ha al suo attivo venti in tredici anni di presidenza a Palermo. Un po’ troppi per chi cerca un’identità. Il presidente, intanto, ostenta sicurezza: “Ci salveremo e speri di non dover richiamare Iachini sulla panchina rosanero”, ha detto stamattina dai microfoni di Radio anch’io. Sarà, ma per tradurre in punti le speranze presidenziali occorrono rinforzi e nuove frecce nell’arco dell’allenatore chiamato a trovare questa benedetta identità. Nel frattempo ai palermitani non resta che sperare in un finale d’anno dignitoso, in attesa della riapertura del mercato. Perchè senza dei rinforzi in ogni reparto lo spettro del terzultimo posto sarà un compagno di viaggio con cui i palermitani si dovranno abituare a convivere da qui a fine stagione.

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30 Novembre 2015, 15:26

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