PALERMO – “Dobbiamo pensare a difenderci o ad aiutare chi sta soffrendo? Siamo inorriditi, stanchi, preoccupati, perché così non si rispetta nemmeno chi sta male e necessita del soccorso”. Sono le parole amare di Fabio Genco, direttore della centrale operativa del 118 della Sicilia occidentale dopo l’ennesima aggressione ai danni dei sanitari.
L’aggressione a Borgo Nuovo
La violenza, giorni fa, è esplosa in via Prizzi, a Borgo Nuovo, dove era stato segnalato un uomo per terra, colto da un malore. “A lanciare l’allarme sono stati alcuni residenti della zona che l’hanno visto accasciarsi in strada – spiega Genco – e la prima ambulanza è giunta sul posto dopo sette minuti. Abbiamo fatto in modo di far arrivare un secondo mezzo di soccorso, con medico a bordo, dopo altri due minuti”.

I sanitari hanno trovato dei familiari che stavano cercando di rianimare l’uomo, già in arresto cardiaco. “Hanno cominciato a sferrare calci e pugni protestando per un presunto ritardo, ostacolando, di fatto, il nostro intervento”. A entrare in azione sarebbero stati due fratelli della persona soccorsa, su cui i sanitari avevano nel frattempo iniziato a praticare il massaggio cardiaco.
È intervenuta la polizia
“A quel punto abbiamo chiesto l’intervento della polizia – prosegue – che dobbiamo contattare sempre più frequentemente per far fronte a situazioni simili”. L’uomo è poi deceduto in ospedale. “Spiace dirlo ed è sconfortante, ma siamo purtroppo abituati a comportamenti del genere nei nostri confronti. Ritengo ancora più grave la mancanza di rispetto verso coloro che devono essere soccorsi e che in quegli istanti rischiano la vita”.
E aggiunge: “Se un familiare sta male ed è in pericolo, cosa si pensa di ottenere aggredendo chi è lì per salvarlo? È un ragionamento semplice, quanto inspiegabilmente poco compreso da chi agisce con la violenza”. Un episodio che si verifica a distanza di pochi mesi dalle aggressioni subite dal 118 allo Zen e in via Leonardo da Vinci.
La violenza allo Zen e in via Leonardo da Vinci
Anche in quei casi i sanitari hanno riportato diverse contusioni e a uno dei soccorritori, fatto scendere con la forza dall’ambulanza, è stato diagnosticato un trauma cranico. “Non solo conseguenze fisiche, ma anche emotive. I nostri operatori sono ancora sotto choc – spiega Genco – proseguono il loro lavoro con tenacia e devozione, ma non scoraggiarsi non è semplice”.
“Il nostro lavoro messo a repentaglio”
“I nostri interventi richiedono tempestività – sottolinea – ma anche una profonda concentrazione che atti vili come questo mettono fortemente a repentaglio. Chi si trova sul posto dovrebbe pensare anzitutto alla persona che sta male e permettere ai sanitari di svolgere bene il proprio lavoro”.
Genco racconta un episodio recente: “Poche settimane fa, a Isola delle Femmine, i nostri operatori hanno salvato un uomo colto da infarto. Mentre veniva praticato il massaggio cardiaco, il figlio incitava il medico, pregava insieme a lui, stava vicino al padre, sperando che superasse la fase più critica. Così è stato. E quest’uomo ci ha anche contattato per manifestare la propria gratitudine”.