PALERMO – Non è solo una rinuncia al mandato difensivo, ma una presa di distanza. Sono destinate a fare rumore le parole di Carla Garofalo che ha assistito Asia Vitale nel processo che si è chiuso con la condanna dei sette giovani che l’hanno violentata due anni fa in un cantiere abbandonato al Foro Italico di Palermo.
“Lascio il patrocinio di Asia Vitale
“Lascio il patrocinio di Asia Vitale per lo stesso motivo per cui l’ho accettato, cioè per affermare il principio della tutela di chi subisce un sopruso e una violenza. Nel caso della violenza sessuale, il sopruso comincia non appena venga a mancare la consensualità, che sia all’inizio del rapporto o nel corso di esso”, così scrive in una nota il legale.
“Tuttavia – aggiunge – le sue dichiarazioni pubbliche nel corso di varie interviste e i suoi comportamenti post processuali mi inducono a riconsiderare la sua personalità e la narrazione stessa di quanto le è accaduto rispetto a quella fatta a me quando ha richiesto il mio patrocinio professionale e che ha portato al risultato processuale della condanna degli imputati. Inoltre apprendo che lei stessa di recente si è resa parte attiva di comportamenti violenti mirati al ferimento di un ragazzo con cui aveva avuto un rapporto sentimentale”.
La denuncia per minacce
Il riferimento è alla notizia riportata da LiveSicilia. Asia Vitale è stata denunciata per minacce: avrebbe inseguito il suo ex fidanzato per strada con un coltello a Muggiò, in provincia di Monza-Brianza dove Vitale si è trasferita a vivere. Ci sarebbe stata una lite fra lei e il ragazzo con cui aveva riallacciato i rapporti.
Secondo Asia Vitale, l’ex avrebbe voluto fargli girare un video con un amico. Al suo rifiuto sarebbe nata una accesa discussione con l’intervento del padrone di casa. Voleva che lasciassero l’appartamento. A quel punto la giovane avrebbe reagito pretendendo che l’ex fidanzato chiedesse scusa al proprietario. Quando sono intervenuti i carabinieri, chiamati dai residenti, hanno trovato il coltello con una lama di 34 centimetri nello zaino di Asia Vitale.
“Comportamenti offensivi del diritto”
“Tutto questo fa venir meno le ragioni che mi avevano portato ad assumermi il suo patrocinio, cioè la difesa della parte più debole e della libertà di scelta delle donne – conclude Garofalo – Se è Asia stessa a mettere in opera comportamenti del tutto aderenti a un modello sociale violento e maschilista e offensivi del diritto, non sarò più io a difenderne le ragioni”.
L’avvocata l’aveva assistita anche nel processo nato dalla denuncia di Asia Vitale che disse di essere stata violentata da un cugino che è stato però assolto. E in quello che vede sotto accusa due ragazzini di 15 e 17 anni per una violenza che sarebbe avvenuta sempre nella zona del Foro Italico. Nel corso delle sue deposizioni aveva fatto riferimento ad ulteriori episodi.
“Lo spray al peperoncino”
Pochi giorni prima della violenza di gruppo la allora diciannovenne aveva riferito una storia analoga. “Mi sono salvata con lo spray al peperoncino”, mise a verbale.

“Sui gradini vicino al Politeama”
La ragazza disse di conoscere uno dei due. Li aveva incontrati casualmente nella zona della stazione centrale. Le avevano offerto un passaggio “ma in realtà anziché accompagnarmi a casa si sono fermati” su dei gradini non lontano dal teatro Politeama, lungo la strada che conduce al porto. “Stasera devi t… sennò ti ammazzo”, le avrebbe detto uno dei due, probabilmente il più grande.
Garofalo è stata la prima persona contattata dalla giovane per la vicenda di Muggiò. Ora la ventunenne dovrà scegliere un nuovo legale. Nelle scorse settimane è stata intervistata nel corso della trasmissione “La Zanzara” sui Radio24. Ha rivelato di avere aperto un profilo su OnlyFans, piattaforma di contenuti per adulti a pagamento.
“Ho una predisposizione al sesso e lo faccio anche per superare il trauma della violenza – aveva detto -. Il primo mese ho fatto 9.000 euro girando video in coppia o a tre. Ho fatto altri lavori, ma con 1.400 euro non campavo, che altro avrei dovuto fare?”. Probabilmente anche a questa sua scelta che si riferisce l’avvocata Garofalo quando parla di “comportamenti” successivi alla condanna degli imputati.

