“Nel primo tempo non ero contento solo di Felici. Quando l’ho sostiuito, siccome gli voglio bene, gli ho chiesto quanti cross ha fatto, quanti tiri ha fatto, quante punizioni ha preso, quante palle ha recuperato. E’ successo come a Foggia, che aveva fatto il difensore e oggi non era né carne né pesce. Voglio bene al Palermo e voglio bene a lui. C’è un problema di atteggiamento qui. Ci sono troppi ragazzi che non giocano e hanno un problema di atteggiamento, si sentono penalizzati. Quando c’è da dare una mano alla squadra non ce li troviamo”. E’ uno sfogo duro ma molto lucido quello di Silvio Baldini, tecnico del Palermo, intervenuto in conferenza stampa dopo la gara contro il Potenza terminata con il risultato finale di 2-2.
“Voglio che la gente sia orgogliosa di quello che facciamo – prosegue l’allenatore – e hanno dimostrato che negli ultimi 20 minuti abbiamo fatto 3 gol. Questo non ci possiamo permettere di farlo solo negli ultimi 20 minuti ma dobbiamo farlo dal primo minuto. Sennò non si può indossare la maglia del Palermo. Ci sono giocatori che sono meno bravi ma si assumono delle responsabilità e quindi si meritano di indossare questa maglia”.
UN TAXI PER TORNARE A CASA
Baldini, nelle sue parole, è stato molto diretto: “Sul 2-0 ho pensato di prendere un taxi e andare a casa. Vi spiego perché: martedì ho fatto vedere ai miei giocatori una foto di mia figlia, che è disabile. Sembra un mostriciattolo ma io la vedo bellissima. Sono fortunato ad avere lei, sono qui perché c’è lei. Quindi ai giocatori ho detto che io vedo lei così bella così come vedo loro bellissimi. Per andare in B io vi ho guardato sempre con questi occhi. Con l’Andria però ho capito che mi sto sbagliando o magari sono convinto che con gli allenamenti si crea una mentalità, o ancora con il supporto di un mental coach. Così come lo dico a voi l’ho detto a loro. Voglio che il Palermo possa perdere ma uscire a testa alta. Dobbiamo giocare come fatto oggi negli ultimi 20 minuti. Oggi il Padre Eterno mi ha detto che avrei pareggiato. Sono contento di aver dato una lezione a loro così da capire con chi hanno a che fare. Amo questo mestiere e sono qua per rappresentare questa città. Voglio portare questa cultura nel calcio e devono capire cosa significa indossare una maglia”.
IL CALCIO DI BALDINI
Silvio Baldini continua nell’analisi della sua squadra: “Il mio calcio l’hanno capito tutti i giocatori. In casa abbiamo preso solo due gol su azione e non ricordo quanti ne abbiamo fatti. Vuol dire che l’idea c’è stata. Quello che non abbiamo capito è che qua non ci sono titolari o riserve, ci sono solo titolari. Un esempio? Andrea Accardi, che gioca o non gioca sa cosa significa indossare la maglia del Palermo. Oggi non ha giocato per motivi tattici. Doda l’ho tolto perché alla fine del primo tempo aveva la diarrea, nel secondo tempo è rientrato in campo e manco doveva rientrare. Questa mentalità ha portato il Palermo a cambiare allenatore. Con altri atteggiamenti ci sarebbe ancora l’allenatore di prima. Questo Palermo potrebbe stare tranquillamente tra secondo e terzo posto. Questi giocatori devono tirare fuori gli attributi, se hanno il muso lungo non si devono allenare e prendiamo un ragazzo dalla Primavera. Quello che conta è l’atteggiamento”.
“Ho rispetto della città di Palermo. Voglio vincere e andare in Serie B con il Palermo e mi gioco tutte queste chance. Mi spoglio di tutto, sennò non facevo vedere la fotografia di mia figlia. Questi imbecilli, in senso buono, se non hanno le palle da tirar fuori quando ti faccio vedere una cosa del genere, significa che quando vai a casa il messaggio che ti è arrivato è un messaggio di superficialità. E allora ti faccio vedere il Baldini che esce fuori i cogl***i! Perché voglio andare in Serie B!”.