PALERMO – Alla fine il braccialetto elettronico è stato trovato. Mimmo Russo è stato trasferito dal carcere Pagliarelli agli arresti domiciliari.
Il 14 novembre il Tribunale di Palermo gli aveva concesso una misura cautelare meno afflittiva, ma con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Il punto è che mancavano i dispositivi elettronici.
Il primo doveva liberarsi il 17 dicembre. Alla fine i tempi sono stati anticipati e i carabinieri hanno potuto eseguire l’ordinanza.
Le accuse
L’ex politico è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa (l’ipotesi è caduta in fase cautelare davanti al Riesame che annullò sul punto l’ordinanza), scambio elettorale politico-mafioso e corruzione. Russo si sarebbe fatto promettere voti in cambio di assunzioni. I posti di lavoro nelle cooperative sociali sarebbero diventate merce di scambio.
Assieme a Russo sotto accusa ci sono anche Gregorio Marchese, agente immobiliare e figlio del superkiller di Cosa nostra Filippo, e Achille Andò, faccendiere iscritto alla loggia massonica Grande Oriente d’Italia.
Quest’ultimo avrebbe chiesto aiuto a Russo per tentare di sbloccare l’autorizzazione per un nuovo centro commerciale a Brancaccio e modificare la destinazione d’uso di un terreno agricolo nella zona di Altarello di Baida.
Mancano i braccialetti elettronici
Il Tribunale presieduto da Bruno Fasciana ha accolto l’istanza degli avvocati Raffaele Bonsignore e Antonio Gargano. Si è affievolito il rischio che l’imputato reiteri il reato.
In Italia mancano i braccialetti elettronici. La società Fastweb, che ha siglato un accordo con il ministero dell’Interno, ne fornisce mille e 200 al mese. Numeri che non sono sufficienti.