PALERMO – Il carabiniere ammette il passaggio di denaro, ma nega che si sia trattato di una tangente. I soldi gli sarebbero serviti per pagare le bollette della luce. Interrogatorio di garanzia per Giuseppe Roccamatisi, 47 anni, appuntato in servizio presso la stazione Resuttana Colli di Palermo.
La sua versione non ha convinto il giudice per le indagini preliminari Rosario Di Gioia che ha respinto la richiesta difensiva di concedere gli arresti domiciliari. Roccamatisi resta in carcere. Secondo la Procura, l’appuntato avrebbe rivelato informazioni su indagini in corso a cinque pregiudicati per droga.
Gli episodi ricostruiti dai suoi stessi colleghi sono diversi. Alcune soffiate sarebbero arrivate al gruppo che farebbe capo a Massimo Ferrazzano. In questi casi la cifra non sarebbe stata quantificata. Di cinque mila euro si parla invece nel caso del trentenne Angelo Bondì. Era quest’ultimo, intercettato mentre parlava con il carabiniere, a dire di avere già sborsato cinquemila euro. Roccamatisi ha ammesso di avere ricevuto i soldi. Non erano il prezzo della corruzione, ma un prestito concessogli da Bondì.
Si erano conosciuti durante un’indagine (l’indagato era proprio Bondì) ed erano rimasti in buoni rapporti. Anche su questo il carabiniere offre la sua versione: capita, a suo dire, che si mantengano i rapporti con gli indagati per evitare che si mettano di nuovo nei guai. Un’anomalia secondo l’accusa, un gesto di attenzione sociale per il militare. I rapporti erano talmente stretti che sarebbe arrivata anche la richiesta di un prestito per fronteggiare il caro bollette. Un conto salato di un migliaio di euro che avrebbe messo in difficoltà il carabiniere spingendolo a chiedere aiuto ad un pregiudicato. Non poteva ottenere credito né da una banca né da una finanziaria per via di altri prestiti in corso.