PALERMO – Il closing, d’improvviso, torna in alto mare. L’incontro tra le parti, ritenuto cruciale per provare a dare un’accelerata alla trattativa per l’avvicendamento ai vertici del Palermo, è avvenuto a Londra nella giornata di lunedì (e non ieri, come circolato nelle ultime ore su alcuni organi di stampa) e ha prodotto una fumata nera. L’oggetto del contendere rimane sempre lo stesso: la valutazione della società, con una retrocessione che secondo gli acquirenti, sin qui rappresentati dal trader italo-statunitense Paul Baccaglini, comporta una tanto logica quanto necessaria riconsiderazione del prezzo del club al ribasso. Considerazione prima respinta e quindi accolta con prudenza da chi vende, ovvero da Zamparini. Qualcosa si può anche sottrarre, a patto di non andare in perdita rispetto a quanto investito nel Palermo. Su questo non si transige. Nella sostanza, il vero oggetto del contendere, a tre giorni dalla conclusione di un nefasto campionato di serie A, è questo.
Dunque, ecco un’altra frenata. L’ennesima di un tormentone che va avanti dallo scorso 6 marzo e che ha fruttato sin qui solamente il passaggio di consegne alla presidenza, ceduta dal proprietario uscente proprio a Baccaglini. Il clima è teso in queste ore e il rapporto viene tenuto in piedi dai rappresentanti delle parti in causa che provano a tessere la tela al fine di giungere a un accordo che resta, in ogni caso, l’unica possibilità concreta considerate le premesse e la situazione economica in cui versa il club di viale del Fante. Si gioca al ribasso e sul filo della tensione, mentre i giorni trascorrono e l’impazienza della piazza palermitana va incontro all’ennesima impennata. Anche perché va ad aggiungersi alla preoccupazione in vista del prossimo campionato, ancora da programmare e che rischia di presentarsi nel mese di giugno cogliendo impreparato un club con un assetto dirigenziale da decifrare, senza un direttore sportivo, con un nuovo allenatore da scegliere e una rosa da ricostruire di sana pianta.
Il nervosismo è tangibile, anche perché nessuno dei protagonisti coinvolti all’interno della trattativa aveva l’intenzione di portare ai tempi supplementari la definizione di un accordo che in sede di presentazione pareva essere stato chiuso, al netto di qualche dettaglio irrilevante che, in realtà, tale non si è rivelato. Lo si evince anche dalle parole di Maurizio Zamparini. L’ex presidente, nonostante la ribadita volontà di tenere fede alla clausola di riservatezza imposta dall’affare, a LiveSiciliaSport spiega: “Sono rientrato lunedì sera da Londra, ma non aggiungo altro. Sarei in silenzio stampa pure con la mia mamma che è sepolta nella tomba, poveretta. Ma così come non parlo io, non si esprime neanche Baccaglini. Evidentemente non dice nulla su questa trattativa e, allo stesso modo, non dico nulla neppure io. La stampa chiede a me ma le parti in causa per la cessione del Palermo sono due. Non ho nient’altro da affermare, se vuole adesso parli lui”. Salvo riavvicinamenti lampo, il 29 maggio è destinato a rimanere solo un giorno di memoria d’antichi fasti.