Agata ha 43 anni, Giuseppe 38. Sono due fratelli e si vogliono molto bene. Fanno parte di una famiglia unita che ha lottato a mani nude contro il Covid ed è una battaglia che dura ancora. Loro sono stati dimessi. La mamma, invece, no. Sono non vaccinati, ma qui bisogna fare una premessa. Ci sono i no vax e i non vaccinati. I primi mostrano una censurabile avversione alla scienza. I secondi possono essere, come in questo caso, persone confuse e un po’ spaventate. E’ una paura che va superata con calma, accompagnando gli incerti, comprendendo la fragilità che è un dato emotivo, non razionale.
Agata e Giuseppe, una volta dimessi, hanno voluto scrivere una lettera per ringraziare il personale dell’ospedale ‘Cervello’: medici, infermieri, operatori socio sanitari…. Ecco la lettera: “Ci avete trattati come se fossimo in una grande famiglia. Ci siamo sentiti coccolati e amati. Non ci sono parole per dire quanto sia stato importante per noi ricevere tanto affetto. Non vi dimenticheremo”. Una carezza per i ‘marziani in camice’ – i due fratelli sono stati ricoverati in pronto soccorso – che sono ancora immersi nella trincea della pandemia del coronavirus.
“Vogliamo abbracciarli – dice Agata -: il primario, la dottoressa Tiziana Maniscalchi e la sua squadra. Il Covid è terribile, per prima sono entrata in ospedale io, poi gli altri. Abbiamo avuto momenti di sconforto, abbiamo pianto e abbiamo incontrato persone splendide. Non eravamo vaccinati, per una paura che adesso ci appare assurda, ma c’era tanta confusione in noi. Ci vaccineremo, quando potremo e spingiamo chi non l’avesse fatto a vaccinarsi. Siamo stati fortunati. Ora speriamo e preghiamo per la nostra mamma”. E’ la preghiera di tutti.