Palermo, Di Ferro: cocaina e relazioni, squarcio sulla borghesia

Di Ferro, cocaina e relazioni: squarcio sulla borghesia

Le indagini potrebbero destabilizzare i salotti di Palermo

PALERMO – I poliziotti della sezione investigativa del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Palermo non erano lì per caso. Non è stato un colpo di fortuna, né l’intuizione estemporanea di un agente. C’è un’altra inchiesta in corso.

Si trovavano sotto l’abitazione dello chef Mario Di Ferro, in via Petrarca, perché sapevano che lì si sarebbe recato l’ormai ex capo della segreteria tecnica del presidente dell’assemblea regionale siciliano Gaetano Galvagno, che lo ha licenziato in tronco.

Dovrà forzatamente rinunciare agli 8.000 euro al mese lordi di stipendio. La scadenza del suo contratto era prevista il 31 dicembre prossimo. Data di inizio: dicembre 2022. Ed è solo l’ultima di una lunga serie di collaborazioni avute dall’uomo che ha lavorato all’Ars anche nelle precedenti legislature.

Chi seguivano i poliziotti? Sono partiti dal consumatore e sono arrivati a Mario Di Ferro o viceversa? Entrambe le ipotesi porterebbe dritto ad un giro di facoltosi professionisti. Facoltosi e posizionati nei livelli più alti della scala sociale grazie alla rete di relazioni che sono stati capace di mettere in piedi. Il curriculum si arricchisce di anno in anno con incarichi fiduciari e consulenze.

Il burocrate che ha chiesto a Di Ferro di procurargli la droga ha lavorato all’Ars quando il presidente era Gianfranco Miccichè ed è stato confermato dal successore di quest’ultimo, Gaetano Galvagno.

Di sicuro il ristoratore, e il giudice per le indagini preliminari Ermelinda Marfia lo sottolinea nell’ordinanza di custodia cautelare con cui gli ha imposto l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, è stato in grado di soddisfare la richiesta in tempi brevi. I contatti non gli mancano.

Di Ferro è stato arrestato in flagranza di reato, la Procura aveva chiesto i domiciliari, ma dopo la convalida il giudice ha optato per una misura cautelare meno afflittiva.

Sapeva a chi rivolgersi per trovare la droga. E lo aveva già fatto un’altra volta. O forse più. Il consumatore, come tale è stato segnalato alla Prefettura, ha detto di ricordare un solo precedente, ma è stato vago sul punto. È sicuro che la cocaina fosse davvero per lui oppure ha fatto solo da intermediario? Un favore ad un amico, il ritiro di una consegna che gli sta costando parecchio?

Di Ferro ha ammesso la cessione di droga, ma ha sminuito il suo ruolo. “Faccio un altro lavoro”, non lo spacciatore. Imprenditore e chef del ristorante di Villa Zito, in via Libertà, persona molto nota, catalizzatore di mondanità: chi lo conosce bene allontana l’ipotesi che Di Ferro sia un pusher a cui servono i 300 euro ricevuti dall’uomo giunto sotto casa sua al volante di una Range Rover.

Egli stesso ha spiegato che la sua è stata una sorta di cortesia fatta ad un “conoscente”. Non si procurano, dice un investigatore bene informato, tre grammi di cocaina a una persona che si conosce appena.

C’è un passaggio nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip su cui soffermarsi: “L’indagato da una parte, nel giro di poche ore dalla ricevuta telefonata riesce a soddisfare la richiesta e procurarsi lo stupefacente da cedere e, d’altra parte, risulta sfruttare la propria attività economica lecita per commettere l’illecito, così rendendo anche più difficoltosi gli accertamenti. Circostanza che indice di professionalità”.

L’ex consulente del presidente dell’Ars ha spiegato ai poliziotti che “avrei voluto realmente pranzare con tre persone presso il suo ristorante”. Il numero tre è poi servito per descrivere in maniera criptica i grammi di droga che gli servivano.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Palermo, potrebbe non fermarsi qui e aprire squarci sullo spaccio nei salotti della città frequentati dalla buona borghesia e lambisce gli ambienti della politica.

Di sicuro lo scambio di droga è stato un episodio incidentale in un contesto più ampio. C’è un’altra inchiesta per fatti diversi della Direzione distrettuale antimafia e mentre si indagava è venuta fuori la cessione di droga. I poliziotti hanno deciso di intervenire, ma è su altro che si concentrano.


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