Palermo, esposto in Procura sulle elezioni dell'Ordine dei medici

Elezioni Ordine dei medici: “Squallido imbroglio”. Il caso finisce in Procura

Possibile controdenuncia in vista del direttivo uscente

PALERMO – Dopo la chiamata al 112 e lo stop forzato delle votazioni per il rinnovo dell’Ordine dei medici di Palermo arriva anche l’esposto alla Procura della Repubblica accompagnato da una nota di fuoco.

Una delegazione della lista “Rinnovare”, con in testa il candidato presidente Giovanni Imburgia, si è recata al Palazzo di giustizia. Contestualmente chiede al presidente nazionale di commissariare l’Ordine palermitano per garantire la legalità alle prossime elezioni.

L’attuale presidente Toti Amato si limita a dire che “difenderà l’onorabilità” dell’organismo alla cui guida è stato eletto negli ultimi trent’anni. Non è tutto perché i colleghi di “Rinnovare” lanciano una bordata, parlando di “brogli”.

Martedì 24 settembre un medico si presenta al seggio allestito nelle sede di via Rosario da Partanna a Palermo. Si accorge che qualcuno ha votato al posto del fratello che si trova a Torino con tanto di firma falsificata sul registro. Chiamano la polizia e le elezioni si fermano.

Stamani la presentazione dell’esposto. Seguito dalla nota di Imburgia: “Sono profondamente deluso. Ho proposto la mia candidatura convinto di partecipare ad una competizione leale tra colleghi che, indipendentemente dalle diverse posizioni, nutrono reciproco rispetto. Ho organizzato una squadra formata da bravi medici, ma soprattutto da persone perbene con la stessa mia ambizione: ridare all’Ordine di Palermo la dignità che gli compete”.

La nota adombra pesanti sospetti: “Fin dai i primi giorni di votazione abbiamo voluto presidiare legittimamente i seggi, anche se l’ordine non ci ha concesso nessun membro nella commissione di voto e mi è molto dispiaciuto vedere strumentalmente organizzare riunioni, convegni, consegna dei camici ai giovani medici nelle sale attigue a quella dove si votava. Credo che nei giorni delle elezioni sarebbe stato più corretto non inventarsi scuse per chiamare a raccolta tanti colleghi”.

Il tono si fa pesante: “I candidati della nostra lista ‘Rinnovare’ hanno affrontato la competizione con lo spirito di un sano e leale confronto. La nostra legittima presenza al seggio ha permesso di scoprire uno squallido quanto palese imbroglio. La presenza nel registro dei votanti della firma di un collega fuori città è un fatto gravissimo e umiliante per chi deontologicamente esercita la nobile professione medica”.

Ed ancora: “Davanti a tutto ciò non abbiamo potuto che intervenire chiamando noi le forze dell’ordine, prontamente intervenute, che ringrazio, e bloccare tutto. I responsabili devono rispondere del loro operato, per questo una nostra delegazione questa mattina si è recata alla Procura di Palermo per formalizzare un esposto”.

Inoltre c’è la richiesta di “procedere immediatamente al commissariamento dell’Ordine di Palermo, affinché le prossime elezioni si svolgano con personale terzo nel pieno rispetto della legalità. Da candidati, come medici e cittadini abbiamo il dovere di tutelare tutti i colleghi. Lo dobbiamo a tutti i colleghi e soprattutto ai giovani che hanno partecipato con entusiasmo e che sono rimasti giustamente scandalizzati.”

La questione non è chiusa, e non solo perché adesso la Procura aprirà un fascicolo acquisendo per prima cosa l’informativa della polizia. Le parole di Imburgia sembrano chiamare in causa il consiglio direttivo uscente. Il presidente Amato replica: “Chi si sente leso è giusto che faccia le proprie scelte, mi riferisco all’esposto. Abbiamo messo tutto il materiale elettorale a disposizione”.

Il commissariamento dell’Ordine? “Le attività di competenza, dalla convocazione delle elezioni all’insediamento del seggio, sono state svolte correttamente. Poi il presidente del seggio ha riscontrato l’anomalia e ha annullato in autotutela le votazioni“.

E il riferimento ad attività strumentali che avrebbero preceduto le votazioni, alla “chiamata a raccolta dei medici” di cui si parla? Su questo Amato è lapidario: “Difenderemo, anche con dei documenti antecedenti al voto, l’onorabilità dell’istituzione che rappresentiamo”. Tira aria di controdenuncia. La battaglia dalle urne, forzatamente chiuse, si sposterà presto in Tribunale.


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