PALERMO – Ci sono delle assoluzioni e una buona parte dei reati cade in prescrizione. Sono meno pesanti in appello le condanne per gli esami “comprati” all’Università degli Studi di Palermo.
L’indagine era partita nel 2010 dal ruolo di Rosalba Volpicelli, impiegata poi licenziata dall’università, che nel frattempo è deceduta. In primo grado era stata condannata.
Queste le pene inflitte: Ignazio Giulietto 2 anni e 2 mesi (anche lui era dipendente dell’Università) Giuseppe Gennuso 2 anni e mezzo, Alexandra Rita Ntonopoulou 3 anni e mezzo, Carlo Gaglio un anno e mezzo, Walter Graziani 3 anni e mezzo, Giuseppe Capodici un anno e 2 mesi, Nunzio Fiorello, nonostante 3 anni (erano tutti studenti, per alcune ipotesi di reato è arrivata la prescrizione per altri l’assoluzione nel merito).
Assolti Giuseppe Ciciliato, Francesca Pizzo. Prescritte di tutte le accuse per Andrea Tomasello, Caterina Guddo e Paolo Coviello.
Secondo l’accusa, tra il 2007 e il 2010 bastava pagare e nel piano di studi spuntavano esami mai sostenuti. Non c’era bisogno di presentarsi davanti ai prof della facoltà di Economia e Commercio, Architettura e Ingegneria. Fino a quando gli agenti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile non misero il naso nei segreti dell’Ateneo.
L’inchiesta prese le mosse dalla denuncia di Volpicelli, che raccontò ai poliziotti di essere stata avvicinata e minacciata da alcuni universitari. Solo che poi fu lei stessa travolta dall’indagine. Alcuni studenti confessarono e si trovò traccia degli accessi illeciti nel cervellone elettronico dell’Ateneo, parte civile al processo.