PALERMO – Bisogna indagare sulla morte in carcere del detenuto palermitano Fabio Gloria. La Procura di Terni aveva chiesto l’archiviazione ritenendola un suicidio, ma il procuratore generale Sergio Sottani ha avocato a sé le indagini. Bisogna fare ulteriori approfondimenti.
I processi di Fabio Gloria
Fabio Gloria, aveva 47 anni. Parenti e amici non credono che si sia tolto la vita. L’avvocato Rosamaria Salemi si è opposta alla richiesta di archiviazione sollevando una serie di dubbi sulla dinamica ufficiale. Il detenuto stava scontando una condanna per estorsione, mentre non era ancora definitiva quella che gli era stata inflitta per mafia nell’ambito di un processo sul clan di San Lorenzo. Il dibattimento è nato dall’operazione “Bivio” che portò in carcere, tra gli altri, i boss Giulio Caporrimo e Francesco Palumeri.
Rissa in carcere
All’interno del carcere c’era stata una rissa fra un gruppo di napoletani. Il detenuto sarebbe intervenuto in difesa di uno dei detenuti. Al palermitano era stato concesso di fare una videochiamata con i familiari che notarono evidenti segni di ferite al volto dovute ai colpi subiti durante la lite. Fabio Gloria però sarebbe stato di umore tranquillo. Nulla fece presagire il terribile gesto. Avevano deciso che all’indomani si sarebbe confrontato con il suo avvocato.
Le nuove indagini
Secondo il pubblico ministero, il detenuto si è impiccato tra le 16:30 e le 18:30 del 28 gennaio 2023 in una cella di isolamento. Il procuratore generale “non ritiene condivisibile la motivazione della richiesta di archiviazione emergendo una necessità di approfondimento investigativo”. E fa l’elenco delle cose da acquisire: l’ordine di servizio della vigilanza nel reparto di isolamento, le immagini di videosorveglianza della videochiamata del detenuto con i familiari per capire se sia avvenuta mentre era in isolamento oppure se Gloria sia spostato, la foto della scena dove è avvenuto il suicidio. Un suicidio a cui i familiari di Fabio Gloria e l’avvocato Salemi mai hanno creduto.