Palermo, imprenditore agricolo deve risarcire 317 mila euro 

Palermo, imprenditore agricolo deve risarcire 317 mila euro 

Sentenza contabile definitiva. Deve restituire i fondi

PALERMO – La condanna contabile diventa definitiva. I giudici di appello della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, presieduti da Giuseppe Aloisio, hanno stabilito che Giuseppe Randazzo, imprenditore di Valledolmo, deve risarcire con 317 mila euro l’Agea.

Sulla base delle indagini del Nucleo di polizia economico e finanziaria della guardia di finanza “grazie all’aiuto dei familiari e imprese fornitrici compiacenti – si legge nella sentenza dei giudici – avrebbe realizzato un meccanismo fraudolento per simulare anche parzialmente i costi sostenuti con fatture gonfiate”.

Per questi fatti nei confronti di Randazzo, accusato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, è stato emesso un sequestro preventivo dal parte del tribunale di Termini Imerese, confermato in parte dal Riesame. In sede penale Randazzo è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Termini Imerese ed è in corso il processo di appello.

“Giuseppe Randazzo – scrivono i giudici della Corte dei Conti che hanno respinto tutte le contestazioni della difesa – a fronte di coincidente di date e importi, non ha fornito alcuna ricostruzione alternativa lecita della vicenda in questione, essendosi limitato, del tutto genericamente a sostenere la liceità. Nel caso di dichiarazioni false, come nella fattispecie in esame, il contributo economico percepito debba essere integralmente restituito, a prescindere se il programma sia stato o meno realizzato”.

Il lavoro dei finanzieri si è concentrato su due domande di finanziamento presentate nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2007-2013 per l’ammodernamento delle aziende agricole con sede a Sclafani Bagni e Valledolmo.

Il progetto prevedeva che gli imprenditori sostenessero il 50% degli oneri di spesa ammessi al finanziamento, ma le indagini avrebbero fatto emergere che, attraverso un meccanismo di false fatturazioni e di riciclaggio, gli investimenti sarebbero stati stati realizzati senza che l’imprenditore uscisse denaro di tasca propria.


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