30 Luglio 2024, 06:35
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PALERMO – Due date segnate in rosso sul calendario, il 30 settembre e il 31 dicembre, che con le strade sommerse dai rifiuti assomigliano sempre più a due ultimatum. Sono ore roventi a Palermo e non solo per la canicola estiva o la siccità: la crisi che ha investito il capoluogo siciliano è infatti quella dell’immonidizia che, puntuale, è tornata a riempire ogni quartiere.
Il sindaco Roberto Lagalla, in un commento a mezzo video, non ha usato mezzi termini con Rap, chiedendo alla partecipata guidata da Giuseppe Todaro di cambiare passo e anche velocemente. Entro settembre l’azienda dovrà presentare un piano di riorganizzazione e, prima della fine dell’anno, dimostrare di poter andare avanti. “Sarà il momento delle valutazioni decisive sul futuro”, ha detto senza mezzi termini il primo cittadino.
Un’urgenza dettata non solo da motivi igienico-sanitari ma anche di consenso: l’ex rettore sa bene, infatti, che qualunque buon risultato amministrativo verrà sempre vanificato da strade sporche e cassonetti stracolmi di rifiuti. La pazienza di Lagalla sarebbe ormai agli sgoccioli e sempre di più, fra i corridoi di Palazzo delle Aquile, si inizia a ragionare su quello che succederà.
Al di là delle assunzioni temporanee o dei problemi di bilancio, da tamponare con eventuali ricapitalizzazioni, i temi sono la sostenibilità economica della società e la capacità di garantire i servizi. L’annunciata estensione del porta a porta, prevista per settembre, sarà un ulteriore fardello sulle spalle di un’azienda già messa alle corde dai mezzi vetusti, dalla mancanza di dirigenti e da un’età media del personale sempre più alta.
Todaro non si nasconde dietro a un dito a LiveSicilia, intervistato dal direttore Roberto Puglisi, ha ammesso che Rap dovrà “dare un segno di cambiamento strutturale, non possiamo risolvere tutti i problemi entro dicembre ma non ci può essere un tempo infinito”. Un mantra che il sindaco va ripetendo ormai da due anni, non escludendo il ricorso ai privati almeno per quanto riguarda Bellolampo.
Ed è proprio sul ricorso ai privati che si rischia il braccio di ferro interno al centrodestra. La settimana scorsa una nota di Fratelli d’Italia firmata da Carolina Varchi e Raoul Russo, ossia l’ex vicesindaco e l’attuale coordinatore provinciale del partito, intervenuti sull’ennesimo rogo doloso a Bellolampo, ha invitato a trovare “subito altre strade”.
Un input, neanche troppo velato, ad affidare ad altri soggetti quantomeno la gestione di una discarica che serve, oltre Palermo, anche molti altri comuni siciliani e che potrebbe ospitare il futuro termovalorizzatore.
La Varchi, nel suo anno e mezzo da numero due a Palazzo delle Aquile, ha ingaggiato un vero e proprio duello con la partecipata, andando apertamente allo scontro con la dirigenza e ordinando una visita ispettiva per imporre all’azienda la consegna di alcuni documenti.
Mossa ribadita anche da chi ha ereditato la delega al Bilancio, l’assessore Brigida Alaimo sempre di Fdi, che più volte e in via riservata avrebbe chiesto al sindaco di affidare il servizio ai privati, anche alla luce del fatto che il piano di risanamento elaborato dal docente universitario Carlo Amenta, voluto dalla stessa società, sarebbe rimasto finora lettera morta.
E forse non è un caso che il partito di Giorgia Meloni non abbia indicato nessuno in cda o nel collegio sindacale; un modo per avere le mani libere su un dossier che, dalle parti del partito della premier, considerano un campo minato.
La norma prevede che, in caso di fallimento, non si possa più creare una nuova partecipata, come accadde nel passaggio tra Amia e Rap; la strada, obbligata, prevede il ricorso al mercato almeno per cinque anni. “Ma vigono le clausole sociali di salvaguardia, i livelli occupazionali sarebbero garantiti – assicurano in ambienti Fdi -. Il personale però va gestito seriamente e i servizi devono essere all’altezza”.
Un progetto, quello di affidare ai privati almeno la discarica di Bellolampo se non tutto il servizio di raccolta dei rifiuti, che il sindaco non ha mai escluso ma che nella maggioranza potrebbe incontrare resistenze. L’assessore all’Ambiente Pietro Alongi, di Forza Italia, in questi mesi si è schierato apertamente con l’azienda provocando i malumori di Fdi, partito a cui faceva capo il predecessore Andrea Mineo. E anche gli altri alleati non vedrebbero di buon occhio una privatizzazione che però, dopo il caso Amg, non è più un tabù.
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30 Luglio 2024, 06:35