Palermo, il killer: "Gli ho sparato", ma graziarono la fidanzata

Il killer reo confesso: “Gli ho sparato”, ma ‘graziarono’ la fidanzata

La macchina della vittima
Ergastolo. Il collaboratore ha inguaiato il cognato

PALERMO – ll delitto rimase per anni irrisolto. Poi arrivarono le dichiarazioni del pentito di Resuttana Sergio Macaluso e killer che mise nei guai il cognato, Corrado Spataro. Spataro resterà per tutta la vita in carcere. La Cassazione ha reso definitiva la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Lo Baido commesso nel 2007 a Partinico.

La vera identità

Macaluso è stato il reggente del mandamento. Quando decise di collaborare con la giustizia innanzitutto svelò la sua vera identità: di cognome fa Lo Iacono perché è figlio di un mafioso di Partinico ed è fratello di Maurizio, che nel 2005 tentò la scalata al potere e fu crivellato di colpi.

Tra le prime cose che Macaluso (condannato a 10 anni in un altro processo) mise sul piatto degli investigatori per dare prova della sua attendibilità c’era il nome del killer che nel 2007 entrò in azione con lui. Lo Baido, che ufficialmente era un piccolo imprenditore, era accusato di avere partecipato nel 2005 al delitto di Maurizio Lo Iacono.

Killer appostati

Attesero che parcheggiasse il suo fuoristrada per esplodere tre colpi: uno in volto e due alla nuca. Già nel 2006 Cosa Nostra aveva deciso di eliminarlo, ma la polizia intervenne appena ascoltò due uomini del pizzo che parlavano della sua condanna a morte. Prima che lo ammazzassero Lo Baido era stato negli Stati Uniti dove aveva incontrato il boss Francesco Nania e veniva considerato vicino al capomafia di Altofonte Mimmo Raccuglia.

“Lo doveva ammazzare”

Era stato lo stesso Lo Baido, dopo avere “saputo che gli avevano bruciato un villino”, a mettere in giro la voce che “appena Maurizio usciva lo doveva ammazzare”. Macaluso e il cognato, allora ventiduenne e incensurato, arrivarono a bordo di una Fiat Uno e in sella a uno scooter Honda Sh. Macaluso raccontò che era “vestito con gli scarponi, tuta arancione, pennello in mano… tutto sporco di cemento tipo che ero muratore… “.

La fidanzata “graziata”

Quindi entrarono in azione: “Lo Baido abitava qua all’angolo scende e gira con la Jeep… fa scendere la fidanzata… gli dico senta un’informazione me la può dare?… Mio cognato aveva il fucile a canne mozze e io avevo la pistola poggiata nella parte dove c’è lo stereo della macchina… mancava lo stereo, avevo la pistola lì col colpo in canna…”.

I killer ebbero uno scrupolo di coscienza: “… lui era con la fidanzata spesso… una porcata del genere non l’avremmo mai fatta…“. . La donna si allontanò, Lo Baido restò solo: “… appena lui parla mio cognato alza il fucile lui lo capisce e dice no no… va per sparare e il fucile non spara… perché c’è la sicura messa o perché ha fatto cilecca…”.

L’inutile fuga

“…. aiuto aiuto… mi vogliono ammazzare aiuto…”, urlava Lo Baido. Tentò una fuga disperata: “…. voleva salire, gli è scivolato il piede… si è buttato nello scarrabile… a terra… è rimasto incastrato…”. Macaluso mantenne la calma: “… ho preso la pistola, l’ho puntata e gli ho sparato io… un colpo l’ho preso nel collo e fece così con la testa, ha avuto tipo un brivido, e un altro colpo l’ho preso in testa e si è visto proprio il buco in testa”. Dopo l’omicidio, Spataro incasso cinquemila euro perché “mio cognato… ha rischiato la vita… ha rischiato l’ergastolo”.


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