Esiste una parola del nostro vocabolario utile a dare un’immagine piuttosto fedele di quanto sta accadendo al Comune di Palermo con i ricorrenti bisticci tra le forze di maggioranza che sostengono il sindaco Roberto Lagalla: lacrimevole.
Lacrimevole significa tante cose, sempre secondo il vocabolario italiano, significa ad esempio triste, rattristante, patetico, pietoso, penoso. Ognuna di tali declinazioni ci offre una perfetta fotografia dell’odierna situazione politica all’ombra di Palazzo delle Aquile anche perché, ça va sans dire, al contempo lo stesso aggettivo rispecchia la condizione di Palermo, una città se nulla cambierà destinata a un inesorabile declino.
Non è avvenuta la svolta promessa in campagna elettorale da Lagalla, anzi, i problemi registrati durante l’ultima sindacatura di Leoluca Orlando si sono aggravati e la città si mostra sporca, caotica, priva di un’idea di futuro, ignara delle regole di civile convivenza.
In siffatto quadro tristi e rattristanti appaiono le schermaglie tra i partiti della maggioranza di centrodestra per cercare di recuperare qualche poltrona del governo e del sottogoverno cittadino, magari approfittando adesso degli attacchi del capogruppo alla Camera di Italia Viva, Davide Faraone, rivolti al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Attacchi, va ammesso, nel merito assolutamente condivisibili che rivelano la verità sulle inadempienze della Regione in materia di rifiuti e sulla gravissima crisi idrica in atto ma che non la rivelano del tutto sul simpatico duetto inscenato dai suoi uomini – il capogruppo a Sala delle Lapidi della lista lagalliana ‘Lavoriamo per Palermo’ Dario Chinnici e l’assessore comunale ai Lavori pubblici Totò Orlando – per rimanere in sella dichiarandosi leali supporter del progetto politico del sindaco, evitando accuratamente di citare le critiche di Faraone a Schifani e di riconoscersi ancora ‘italovivi’, cioè renziani a ogni effetto.
Faraone non la dice tutta, la verità, in quanto gli strali lanciati contro il governatore da un lato rispondono probabilmente al nuovo percorso verso il centrosinistra intrapreso nazionalmente da Matteo Renzi, dall’altro gli servono per mantenere una posizione ambigua – interlocutoria? – in Sicilia e a Palermo in particolare allo scopo di tentare un’operazione, l’ennesima con la sua regia, di reclutamento al centro.
Operazione non impossibile in astratto considerati i malumori in casa di Cuffaro, di Lombardo, di Forza Italia, compressa a destra tra Lega e Fdl e dopo la fuoriuscita di Gianfranco Miccichè, e considerato il conflitto irrisolto tra Schifani e Lagalla.
Una partita a scacchi che gli impedisce di proclamare apertamente dentro quale fronte combatte, lui con Chinnici e Orlando.
Infatti, non si capisce. Italia Viva cerca di uscire dall’isolamento cui l’ha trascinata il comportamento troppo ondivago, usiamo un eufemismo, di Renzi in questi ultimi anni, e non è vero che l’ostilità nei confronti del leader di Iv proviene unicamente dal M5S di Giuseppe Conte e da Avs di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, vi sono pure pezzi del Pd che lo ritengono inaffidabile, un pericoloso candelotto di dinamite messo lì pronto a esplodere all’improvviso in un eventuale ’campo largo’ rimasto un vuoto e noioso ritornello da talk show.
Nel frattempo, mentre nei Palazzi si dilettano al gioco del Risiko, Palermo continua a soffrire. Basta camminare a piedi per rendersene conto e non risulta sufficiente qualche intervento tra l’altro sganciato da un progetto generale di rinascita che, ovviamente, necessita di risorse finanziarie da saper trovare, e ci sono, e incassare.
Controlli carenti, ricorrenti violazioni impunite di norme del codice stradale, diffusa inciviltà a danno dei disabili, delle mamme con passeggino, degli anziani, strisce pedonali da intuire, sterpaglie ovunque, marciapiedi trincee, violenza urbana, abusivismo, sporcizia impressionante.
La colpa è principalmente dei palermitani? In quota parte sì, lo abbiamo scritto ripetutamente, però imprimere una direzione in favore della civiltà, della legalità, della cura dei beni comuni e del rispetto del prossimo è compito primario della politica, dell’amministrazione pubblica e delle istituzioni. Un compito finora platealmente disatteso.