PALERMO – Niente santini da tirare fuori il giorno della commemorazione, ma un ricordo vero di Libero Grassi in una città, Palermo, dove il pizzo si continua a pagare. Rispetto al passato più per connivenza e convenienza che per paura, ma la tassa dei boss è ancora diffusa.
Un giorno simbolo della lotta al Racket
Come fare memoria senza cadere nella retorica? Analizzando il fenomeno del racket a fondo. Le associazioni ci provano e lanciano una proposta. “Chiediamo che il giorno della pubblicazione della ‘Lettera al caro estortore’, scritta da Libero Grassi il 10 gennaio 1991, sia riconosciuto dal parlamento come data simbolo della lotta contro il racket. Va considerata infatti una data che racchiude non solo la memoria del sacrificio ma anche il valore del coraggio, della resistenza e della speranza, “, spiega l’avvocato Fausto Amato, coordinatore nazionale dei legali di Sos Impresa.
La lettera di Libero Grassi
“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”, scriveva l’imprenditore nella lettera pubblicata sul Giornale di Sicilia.
A firmare un articolo sulla “resistenza” di Libero Grassi fu Francesco Foresta che anni dopo, prima di lasciarci prematuramente il 10 gennaio 2015, fondò Livesicilia. Una “lettera” e un articolo che segnarono una frattura, uno spartiacque fra ciò che la Sicilia era e ciò avrebbe potuto e dovuto essere.
La prima giornata nazionale antiracket
“La lettera di Grassi rappresentò un atto di sfida straordinario che squarciò il velo di silenzio, facendo emergere una ribellione civile, sociale ed economica – aggiunge Amato -. Pagò con la vita per il suo coraggio, venendo assassinato dalla mafia il 29 agosto dello stesso anno, ma la sua denuncia pubblica rappresentò il punto di inizio di un cammino di ribellione al racket che non si è più fermato”.
Dalle 11 alle 13:30 di venerdì 10 gennaio nella sede della Camera di Commercio di Palermo, in via Emerico Amari, “Sos Impresa Rete per la Legalità” promuove, in collaborazione con “Solidaria”, la Prima Giornata Nazionale Antiracket, proponendola come occasione annuale per fare il punto sulla lotta al fenomeno delle estorsioni.
Oltre 100 estorsioni, 23 denunce
Gli uomini del pizzo bussano alla porta di negozianti, commercianti e imprenditori. Nel 2024 sono più di cento gli episodi ricostruiti dagli investigatori. Addiopizzo ha assistito 23 vittime che hanno denunciato e si sono costituiti parte civile in 11 processi. Ci sono poi le indagini in corso, quelle i cui effetti si vedranno dopo ma che non tarderanno ad arrivare.
Molti operatori economici invece preferiscono non denunciare e finiscono sotto processo per favoreggiamento. Pagano perché i boss risolvono le questioni – dalla concorrenza ai pagamenti – in maniera più efficace e rapida dello Stato.
“Si è oramai consolidato un sistema di tutela e supporto in grado di assicurare le condizioni migliori nei confronti di chi denuncia – spiegano dal comitato – . Oggi, come dimostrano le centinaia di storie di commercianti e imprenditori palermitani che hanno denunciato negli ultimi venti anni grazie anche al nostro supporto, ci si può opporre alle estorsioni”. L’esempio di Libero Grassi non è andato perduto.
Addiopizzo: “La politica intervenga”
La denuncia però da sola non basta. “Se si vuole imprimere una svolta decisiva – aggiungono – occorre che la politica a vario livello investa per risanare le profonde sacche di povertà e degrado che investono la città, da cui si generano fenomeni di devianza e dove diritti fondamentali come quello alla casa, al lavoro, all’istruzione e alla salute restano un miraggio per molti.
“Non ci si può più affidare soltanto al lavoro di magistrati e forze dell’ordine, ma occorre che chi governa e amministra crei un’alternativa sociale ed economica a Cosa Nostra”, concludono da Addiopizzo.