PALERMO – “Hanno una città nelle mani” e Salvo Genova “è il tutto”. Così dicevano alcuni uomini d’onore intercettati, celebrando l’autorità del capomafia. Forte dell’antico legame con i Madonia di Resuttana e i Lo Piccolo di San Lorenzo era naturale che Genova prendesse in mano il bastone del comando.
Genova, 65 anni, fino alla scorsa notte era un sorvegliato speciale che ha cercato di lavorare nell’ombra. “Senza niente, neanche spento”, diceva ai suoi uomini parlando dei cellulari. Tutto inutile aveva alle calcagna gli agenti della squadra mobile guidata da Marco Basile.
L’ordinanza firmata dal gip raggiunge Agostino Affatigato, 63 anni, Benedetto Alerio, 36 anni, Francesco Balsameli, 64 anni (arresti domiciliari), Salvatore Castiglione, 54 anni, Giuseppe Settimo D’Arpa, 52 anni, Giuseppe Di Maria, 69 anni, Girolamo Federico, 52 anni, Salvatore Genova, 65 anni, Carlo e Sergio Giannusa, di 53 e 66 anni, Francesco Leone, 63 anni, Giuseppe Mesia, 57 anni, Michelangelo Messina, 61 anni, Mario Muratore, 67 anni, Mario Napoli, 57 anni, Giovanni Quartararo, 55 anni, Michele Siragusa, 79 anni, Sergio Tripodo, 71 anni (arresti domiciliari).
Le indagini della Direzione distrettuale antimafia svelano quanto la mafia faccia ancora presa sulla gente, mantenendo una forte capacità di infiltrarsi nell’economia e trovando terreno fertile fra commercianti e professionisti.
Il commercialista Giuseppe Mesia sarebbe stato il consigliere economico del boss, l’imprenditore delle calzature Giovanni Quartararo si sarebbe messo a disposizione per organizzare incontri riservati, Benedetto Alerio avrebbe garantito l’appoggio necessario per investire i soldi della mafia in polli e rosticceria, l’imprenditore edile Agostino Affatigato sarebbe divenuto uomo del pizzo.
E poi c’è il notaio Tripodo, indagato per tentata estorsione aggravata. Avrebbe cercato i boss di Resuttana per liberare alcuni appartamenti che aveva appena acquistato in via Alaimo da Lentini.