10 Settembre 2022, 06:00
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PALERMO – Il suo sarebbe diventato “un ruolo apicale”. Così lo definiscono gli investigatori. Un ruolo osteggiato da Franco Luppino. Il boss fedelissimo di Matteo Messina Denaro non gradiva che “un palermitano” acquisisse potere lontano da casa, e cioè nel mandamento di Mazara del Vallo.
Nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, che ha portato all’arresto di 35 persone, fa capolino il nome di Emilio Alario, nipote acquisito del boss Vito Gondola, già capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, deceduto nel 2017. Gondola ha gestito una delle catene di comunicazione del latitante.
Scarcerato nel 2014 ed affidato ai servizi sociali fino al 2017, Emilio Alario non era riuscito ad assumere il ruolo di vertice del mandamento di Mazara del Vallo. Gondola gli aveva preferito Dario Messina. Eppure nel 2017 Alario avrebbe tentato di alzare la testa.
E così Luppino aveva chiesto al fidato Piero Di Natale la faccenda: “C’è un problema con stu cristianu…dobbiamo vedere questa cosa di sistemarla…”.
Così Di Natale riportava gli ordini ricevuti da Luppino: “Se ti puoi accertare, vedi, accertati, se non ti puoi accertare lo mando a chiamare, ci parlate, gli dici perché in ogni caso lo voglio sapere… se iddu non fa le cose per i cazzi suoi. Perché se le cose le fa… perché vengono date ad altre persone: bene! Ma se lo fa perché lo fa arbitrariamente, perché non ce l’ha messo nessuno… lui giustamente non se lo può permettere”.
“È dalle indagini svolte energe – annotano gli investigatori – che Piero Di Natale riusciva ad incontrare Emilio Alario il 9 ed il 10 gennaio 2021 per poi informare Franco Luppino. Infine, da una conversazione intercorsa tra Piero DÌ Natale e Marco Buffa in data 27 febbraio 2021 si apprendeva che con Emilio Alario era ‘tutto a posto'”.
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10 Settembre 2022, 06:00