Trapani, il fedelissimo del latitante: mistero dell'incontro a Palermo

L’amico del latitante è tornato: il mistero dell’incontro a Palermo

Chi è l'uomo chiave del blitz. I suoi rapporti con i boss palermitani

Il nome di Franco Luppino, tornato in carcere nella notte in un blitz che coinvolge 35 persone, è legato ad uno dei principali misteri della recente Cosa Nostra. Il pentito Andrea Bonaccorso ha raccontato che il 5 novembre 2007 Matteo Messina Denaro stava raggiungendo a bordo di una panda di colore verde Salvatore Lo Piccolo a Giardinello. È lì che quel giorno il boss di San Lorenzo fu arrestato.

Non era da solo Messina Denaro, ma in compagnia di Franco Luppino, uno dei suoi uomini più fidati, e Ferdinando Gallina, giovane e rampante boss della famiglia di Carini, alleata fedele di Lo Piccolo. Videro l’elicottero che seguiva dal cielo le fasi della cattura del boss di San Lorenzo che in quell’immobile fu sorpreso assieme al figlio Sandro e ad altri due ricercati: Gaspare Pulizzi e Andrea Adamo.

Nei giorni precedenti Adamo avrebbe detto a Bonaccorso che doveva esserci un incontro con “un trapanese” senza specificarne l’identità e che bisognava “tenere gli occhi aperti”. Quando si accorsero che sul cielo di Giardinello c’era un elicottero decisero di fare marcia indietro. Successivamente Pino Scaduto, boss di Bagheria legato a Messina Denaro, avrebbe svelato a Bonaccorso l’identità del misterioso “trapanese”. Era Matteo Messina Denaro. “Se i poliziotti avessero aspettato al massimo un’ora – riferì Bonaccorso – in quella casa sarebbe successo il 48”.

Non è finita. La Panda verde fu intercettata da altri investigatori che seguivano Luppino. La agganciarono nella zona di Balestrate e la seguirono fino a Castelvetrano dove due uomini, così c’era scritto nei rapporti di allora, la parcheggiarono in un magazzino per poi allontanarsi a piedi. Furono anche prelevate delle impronte, ma non bastarono a stabilire con certezza chi fosse l’uomo assieme a Luppino. Due uomini, non più tre. Un passeggero era sceso prima che iniziasse il pedinamento.

A completare il quadro c’ la vicenda della scomparsa degli imprenditori Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio, scomparsi nel nulla nel 2007. Quando arrestarono Lo Piccolo i poliziotti trovarono l’archivio dei pizzini. In uno c’era scritto: “Per quanto riguarda l’amico L. di Campobello di M. Ti informo che noi, tramite Frerd, l’abbiamo già contattato. Come di fatti gli avevamo fatto un appuntamento per il 19 Ott. Ma non è venuto. Può essere che M ha avuto qualche imprevisto? O che si sono sbagliati nel posto. Cmq Ferd. si ci stava nuovamente mettendo in contatto per vedere cosa è successo”. Era la copia di un documento già inviato o Lo Piccolo non ha fatto in tempo a spedirlo? Chi era il destinatario? L. sta per Luppino? M per Messina Denaro che, dunque, era interessato al caso Maiorana?

Di sicuro i Lo Piccolo avviarono un’indagine interna per capire cosa fisse successo agli imprenditori che stavano costruendo alcune ville a Torretta, zona che ricade sotto l’autorità del mandamento di San Lorenzo.

Nell’inchiesta archiviata per l’omicidio dei Maiorana si è scandagliata anche l’ipotesi che il latitante fosse stato vittima di un ricatto a sfondo sessuale. Misteri su misteri.


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