16 Maggio 2022, 19:59
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PALERMO – “Anomala operatività bancaria”, la definiscono gli investigatori. Una operatività che sposta in avanti nel tempo l’inchiesta sui “compro oro” usati dalla mafia per riciclare il bottino di furti e rapine.
Dall’1 gennaio al 13 marzo 2019 la ditta individuale di Giovanni Falanga, uno dei 29 indagati dalla Procura di Palermo, ha eseguito “movimentazioni di denaro che appaiono riferibili alla perpetrazione dei medesimi meccanismi criminali”.
Il sistema bancario ha segnalato una raffica di operazioni sospette. In appena due mesi e mezzo Falanga avrebbe prelevato 62.800 banconote da 100 euro per 6.280.000 mila euro. Falanga avrebbe fatto parte della rete della famiglia Luca, beneficiaria del diktat dei mafiosi di Porta Nuova: i boss avrebbero imposto, che fosse la “Luca Trading srl di corso Pisani” a ripulire e riciclare la refurtiva. Lo ha descritto nelle sue dichiarazioni il neo pentito e soldato di Cosa Nostra Alessio Puccio.
L’impresa di Falanga è finita sotto sequestro. I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria stanno setacciando documenti bancari e contabili. Secondo gli investigatori, il sistema illecito sarebbe andato avanti anche in un’epoca successiva a quella fotografata dalla Direzione distrettuale antimafia e confluita nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita nei giorni scorsi.
Non sarà facile ricostruire gli affari illeciti, tenendo conto delle anomale denunce presentate in questi anni. C’è chi ha raccontato di avere subito il furto di “scatoloni di documenti” in gioielleria e nei “compro oro”. Gli inquirenti sono però convinti che oltre ai Luca si era formato un altro gruppo imprenditoriale con grosse disponibilità economiche. Si indaga su alcuni conti esteri, in particolare a Malta.
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16 Maggio 2022, 19:59