PALERMO – Sinora si era sempre detto: indubbiamente è un Palermo che rischia, fa fatica e non diverte. Ma è anche vero che non siamo mai stati in zona retrocessione. Una certezza quasi granitica. Carpi e Frosinone ci provano, arrancano, si riavvicinano ma in fin dei conti non riescono a prendere i rosanero. Rimangono a distanza. Ebbene, quest’ultimo baluardo è caduto dopo trenta giornate di campionato. In virtù del successo maturato al “Bentegodi” di Verona, gli emiliani hanno agganciato a quota 28 punti la squadra di Novellino. O meglio, superato. Spieghiamo subito il perché. Da ricordare, innanzitutto, che a parità di punti al termine della stagione non si ricorrerebbe a uno spareggio. Ma si andrebbero a valutare una serie di parametri. In primis, gli scontri diretti: la perfetta parità in termini di gol e di punti ottenuti scaturita dalla sfida d’andata (2-2 al “Barbera”) e dal match di ritorno (1-1 al “Braglia” di Modena) rimanda a ulteriori indagini.
Gli elementi di valutazione sono la differenza reti e, in caso di persistente eguaglianza, il numero di marcature messe a segno. Il -18 tra gol fatti e subiti, al momento, andrebbe a premiare i biancorossi di Castori, attualmente a +5 su un Palermo ancorato a un pesante -23 perlopiù figlio della disastrosa tenuta difensiva in un girone di ritorno sin qui avaro di soddisfazioni. Identico il numero di segnature, 28. Insomma, sarà una Pasqua da terzultimi. Come se non bastasse, anche la distanza dal penultimo posto si è ulteriormente assottigliata. È di appena una lunghezza il margine su cui possono contare Sorrentino e compagni rispetto alla diciannovesima posizione, momentaneamente occupata dal Frosinone, salito a quota 27 dopo il pari interno contro la Fiorentina. Sembra tagliato fuori da ogni discorso, infine, il Verona, sempre più ultimo con 19 punti e a -9 dalla zona salvezza quando mancano otto gare al traguardo.
Il Palermo, dunque, fa il proprio ingresso in zona retrocessione e vi risiederà per almeno un paio settimane, complice la sosta. Una circostanza che si verifica 1049 giorni dopo l’ultima volta. Era il 5 maggio 2013, l’allora squadra di Sannino veniva sconfitta di misura dalla Juventus e si avviava a lasciare mestamente la Serie A non rimediando neanche un punto nel rush finale. Un dato di fatto che potrebbe pesare sotto il profilo psicologico. Nessun allarmismo, sia bene inteso, semplicemente un tassello che va idealmente a chiudere quel processo di involuzione figlio di scelte scriteriate e di errori in serie tra esoneri, ripensamenti, cessioni e parole al vetriolo che hanno finito per creare un clima di forte instabilità intorno a una squadra già di suo incompleta e ulteriormente indebolita a gennaio. Volendosi affidare al concetto espresso dal filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, i numeri non sono fondamentali per la matematica. E la matematica dice che il Palermo può ancora salvarsi.