PALERMO – I pusher si appostano vicino a bar e taverne, ma spesso spacciano dall’abitazione in cui si trovano ai domiciliari, specie se al piano terra. Le persiane si aprono e si chiudono velocemente, rappresentano il confine tra la strada e i “take away” della droga nel centro storico. Da Ballarò al Borgo Vecchio, dal Capo alla Vucciria. E in periferia, i punti nevralgici dello spaccio restano allo Zen, a Brancaccio, allo Sperone, a Borgo Nuovo, alla Zisa, toccando anche le strade comprese tra le vie Montalbo e Amedeo d’Aosta, considerate dalle forze dell’ordine un vero e proprio crocevia dello spaccio.
I controlli in città si intensificano, vengono potenziati soprattutto nelle ore notturne, quando la presenza dei “clienti” si fa più massiccia. Ed è in forte escalation anche il numero dei pusher finiti in trappola durante i numerosi blitz di polizia, carabinieri e guardia di finanza: tra quelli colti in flagrante e quelli finiti in manette perché coinvolti nelle fittissime reti di spaccio, si tratta di quasi mille arresti negli ultimi dodici mesi. Un vero e proprio esercito pronto a tornare alla carica con vedette e complici, che alimenta le piazze dello spaccio con fiumi di marijuana, hashish, cocaina e crack.
Quest’utlimo trova terreno fertile soprattutto all’Albergheria, dove è scattato il maggior numero di arresti nell’ultimo anno. Basti pensare che durante un’operazione di polizia di pochi mesi fa, sono state eseguite ventidue misure cautelari. Il territorio è stato battuto palmo a palmo, sia via terra che dall’alto con un elicottero. per l’ennesima volta, tra le strade del popolare mercato, si è verificato il fuggi-fuggi di clienti e spacciatori.
Tra questi ci sono anche le donne: una 23enne è stata sorpresa mentre cedeva la droga ad un giovane, in via Trappetazzo, mentre una 27enne stava spacciando in via Nunzio Nasi, vicino ai bar e alle bettole che si trovano nei vicoli. Sempre a Ballarò, soltanto pochi giorni fa, sono scattati dieci Daspo, il provvedimento che vieta l’accesso ai locali a chi è già stato sorpreso a spacciare ed era stato in precedenza denunciato.
Una serie di attività di contrasto al fenomeno dilagante dello spaccio di droga. Le piazze sono spesso controllate dai boss, visto che Cosa nostra non ha mai perso interesse nei confronti del traffico delle sostanze stupefacenti. Ma tra chi entra in azione ci sarebbero anche molti “cani sciolti”, ovvero pusher che gestiscono la propria rete di clienti senza rispondere a logiche superiori.
Ed è proprio nel mondo della droga che si stanno muovendo le indagini sull’ultimo omicidio a Palermo, quello di Giovanni Manzella, ucciso con un colpo di pistola e trovato senza vita dentro la sua auto, nei pressi del carcere Pagliarelli. Gli inquirenti non escludono che alla base del delitto ci sia un regolamento di conti nel sottobosco dello spaccio di stupefacenti. Ma qualcuno che sta più in alto potrebbe anche aver deciso di togliere di mezzo un pusher che non rispettava le regole.
Nel giro di una settimana nel capoluogo siciliano un altro omicidio ha scosso il mondo dello spaccio e, in questo caso, allo Zen 2, dove sono stati uccisi Antonino e Giacomo Lupo. Il padre avrebbe gestito la rete dei pusher che si muoveva tra i padiglioni del quartiere, di Antonino Lupo parlò il pentito Sergio Macaluso in uno dei suoi primi verbali. “Si occupa della piazza di spaccio più grande di tutto lo Zen 2. Ci sono una ventina di ragazzi, che lavorano dalla mattina alla sera… cocaina… eroina… hashish. È una persona seria”. A rifornirlo della droga sarebbe stato Fabio Chianchiano, personaggio noto alle cronache giudiziarie, condannato in appello a vent’anni anni per l’omicidio di Franco Mazzè, ucciso a colpi di pistola per le strade dello Zen nel 2015.
Dopo la confessione di Giovanni Lupo, che all’indomani del duplice omicidio in via Rocky marciano si è costituito, le indagini proseguono. Il giovane, già condannato per la vicenda che portò alla morte di Aldo Naro, avrebbe sparato al culmine di una lite avvenuta in strada, ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro. D’altronde, quello dello spaccio e del consumo di sostanze stupefacenti in aumento, è un fenomeno che inquietante a tutti i livelli. “Non c’è un allarme sicurezza – ha detto nei giorni scorsi il procuratore Francesco Lo Voi – quello che ci preoccupa, invece, è sicuramente la presenza costante di Cosa Nostra nel territorio, il suo interesse costante per la droga, l’aumento del consumo di stupefacenti in tutti i settori della società”.