PALERMO – Le violenze in Libia, poi il viaggio della speranza e le ustioni, provocate da un’esplosione sul barcone. E’ una storia di disperazione e morte, quella di A., quindicenne dell’Africa orientale che era stata ricoverata al Civico di Palermo il 26 febbraio. Ma è anche una storia di amore e grande solidarietà, raccontata oggi da chi, con dedizione, si è occupato della ragazza per darle una speranza.
Il ricovero e la speranza
Quest’ultima si è spenta dopo un lungo percorso, fatto di cure mediche e di carezze dell’anima. “Mi unisco al dolore e alla gratitudine, con un pensiero particolare rivolto a chi ha reso possibile l’incontro tra A. e sua madre – dice Laura Nocilla, psicologa del Sai, il sistema di accoglienza e integrazione del Comune di Palermo -. Abbiamo dovuto dire a questa madre che ”la sua bambina” non ce l’ha fatta. Accogliere il suo dolore è stato anche accogliere il nostro”.
“Lo strazio, la rabbia, ma anche la determinazione a non restare in silenzio. Che lo strazio del canto della madre – aggiunge – che la chiama e desidera cullarla, vi arrivi a tutti oggi. Perché fa male, se ne siete capaci dovete sentirlo, dobbiamo tutti essere capaci di provare a sentire ancora quel cuore che si spezza per trovare il coraggio di sentire questa profonda ingiustizia”.
Il dolore che diventa impegno
“Non è giusto un mondo che spesso brucia le persone, ma non i confini – dicono dal Sai -. Noi, ogni giorno, scegliamo di stare dall’altra parte. Di prenderci cura. Di cercare, ricucire, proteggere. Questa vicenda ci motiva ancora di più a trasformare il dolore in impegno, in responsabilità, in ponti dove altri costruiscono muri. A credere che ogni vita, ogni nome, ogni ragazza, ogni madre, ogni ragazzo, ogni padre, meritino ascolto, dignità e giustizia”.
La quindicenne, dal giorno del suo ricovero, quando nessuno sapeva chi fosse, ha subito chiesto della madre. Una mediatrice culturale le ha dato voce: “Lamlam Kefla – spiega Nocilla – sin dal primo momento l’ha accompagnata con straordinaria dedizione, competenza e umanità. La sua tutrice, l’avvocato Alice Argento, le è stata accanto ogni giorno: una squadra che le ha garantito protezione, affetto e presenza”.
E aggiunge: “Grazie per aver ricostruito l’identità di A., per aver lottato affinché la madre potesse raggiungerla, superando con tenacia ogni ostacolo e curando ogni dettaglio. Ringrazio il Sai Palermo-Sistema accoglienza integrazione Comune di Palermo e il Cresm – Centro ricerche economiche e sociali per il Meridione, per il prezioso lavoro di rete che ha permesso di accogliere la madre di A. presso la Casa di Lucia, e le operatrici della struttura per la loro costante vicinanza e cura quotidiana.
“Col cuore a pezzi e arrabbiati”
“Io sono a lutto – dice con profondo dolore l’avvocato Argento – ma anche arrabbiata, perché è facile piangere quando muore una bambina, ma non ci si rende conto della portata di un fenomeno che coinvolge migliaia di persone che soffrono terribilmente”.
“Siamo stati accanto ad A. con il cuore e con l’anima – prosegue – abbiamo vissuto giorni in cui si è riaccesa la speranza e abbiamo creduto ci fosse un futuro, grazie a un lavoro di squadra incredibile. Il Tribunale per i minorenni ha subito assegnato il tutore, l’ospedale non le ha mai fatto mancare nulla, con un lavoro impeccabile tra il reparto di terapia intensiva e il centro grandi ustioni. L’epilogo è purtroppo stato devastante per tutti noi e ci ha spezzato il cuore”.