PALERMO – Giuseppe Scialabba è già stato condannato, lo scorso 16 febbraio, a 16 anni di carcere in primo grado per mafia ed estorsione. Sarebbe stato un boss emergente, uno degli uomini più fidati di Domenico e Giuseppe Farinella, nomi storici del mandamento di San Mauro Castelverde.
Ieri è stato aggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare insieme al fratello Mauro e al padre Giovanni per una rapina aggravata dalle modalità mafiose subita da un rappresentante di farmaci veterinari.
Alle 20:20 del 23 aprile 2020 giunge una telefonata al 112. Un uomo ha subito una rapina. Conosce i tre uomini che lo hanno aggredito. Qualche giorno prima la vittima ha litigato con Scialabba che di mestiere fa il macellaio a Finale di Pollina.
La lite è scoppiata perché Scialabba contestava il prezzo dei medicinali. Si sentiva “preso per il culo”, così diceva senza sapere di essere intercettato.
La sera della rapina fissa un appuntamento con il rappresentante al bivio Calabrò. Lo avrebbe obbligato ad aprire il bagaglio della macchina per prendere i farmaci. “Forse non hai capito che siamo noi a San Mauro… vedi di non farti più vedere a San Mauro e neppure a Finale di Pollina”, avrebbe urlato Scialabba mentre lo schiaffeggiava e poi colpiva con un bastone. La merce rubata, tutti i farmaci per debellare le zecche dai bovini, valeva 2.500 euro.
Il 23 maggio successivo Scialabba si presenta alla stazione dei carabinieri di Finale di Pollina. Accusa la vittima della rapina. Sostiene che si sia inventato tutto dopo Scialabba si è rifiutato di affittato un immobile per farla diventare una casa a luce rosse. La sua versione non viene creduta. Un mese dopo Scialabba viene arrestato per mafia ed estorsione. I boss, vecchi e nuovi, erano braccati.