PALERMO – Il regolamento antievasione del Comune di Palermo, che prevede la sospensione o la revoca delle licenze comunali per i contribuenti che non sono in regola con il pagamento di IMU e TARI, rischia di essere dichiarato illegittimo. A stabilirlo, è stato il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana che ha accolto in sede cautelare un appello promosso dalla società L. S., rappresentata e difesa dall’avvocato Giovanni Puntarello.
“Il particolare – si legge in una nota del legale -, il C.G.A. in sede collegiale, ha confermato la sospensione dei provvedimenti già concessa con decreto Presidenziale Monocratico richiamando un precedente che era già stato pronunciato in relazione ad altro comune. In tale occasione, il CGA aveva già evidenziato come le amministrazioni comunali non possono adottare sulla scorta dell’art. 15-ter del c.d. “decreto crescita”, dei provvedimenti che incidono sulla sospensione o revoca delle licenze in corso, poiché, se così fosse, i regolamenti finirebbero per rischiando invece di condurre a risultati del tutto contrapposti, a quelli che il legislatore ha inteso perseguire. Ciò perché, sospendendo o revocando le licenze in essere, si finirebbe per mettere in crisi le realtà economiche operanti nel territorio che di conseguenza risulterebbero impossibilitate a pagare i tributi locali”.
Per l’avvocato Giovanni Puntarello, “una simile pronuncia assuma una portata particolarmente rilevante soprattutto per il Comune di Palermo, tenuto conto che il regolamento antievasione si collega, peraltro al regolamento sulla rateizzazione dei tributi locali. Ed infatti, al fine di concedere le rateizzazioni sui debiti tributari, il Comune di Palermo richiede delle gravosissime e costosissime fideiussioni che neppure l’Agenzia delle Entrate Riscossione richiede. In altri termini, il Comune di Palermo, da un lato impedisce alle attività economiche di rientrare del proprio debito mediante un adeguato piano di rateizzazione, dall’altro lato pretenderebbe di chiudere le attività commerciali, il che integra senz’altro un paradosso”.

