Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, tira dritto: la scuola in presenza non si ferma. La giovane Italia, a petto in fuori, si prepara a rientrare in classe. Ma intanto i positivi fioccano, prima ancora di cominciare, a Palermo. E la paura, comprensibilmente, regna sovrana. Non c’è nemmeno bisogno di imbarcarsi in elaborazioni statistiche: bastano tre telefonate ad altrettanti valorosi dirigenti scolastici che raccontano le inquietudini del momento. ‘Valorosi’ è un aggettivo scelto con cura: se la scuola non è colata a picco si deve all’abnegazione di presidi, docenti e personale e al sacrificio dei ragazzi. Un popolo molto migliore di come, certe volte, viene sbrigativamente narrato.
“Noi siamo tantissimi, circa tremila – dice Vito Pecoraro, preside dell’istituto alberghiero Pietro Piazza – ma abbiamo già quaranta ragazzi che hanno avvertito di essersi contagiati durante le feste e sette professori. Sono numeri assoluti importanti oltre le percentuali. Io sono sempre stato un fautore della didattica in presenza, ma in questo momento, forse, sarebbe stato più utile rinviare a fine mese e procedere con la Dad per un paio di settimane. Faremo come sempre l’impossibile per mettere in sicurezza tutti”.
“Soltanto dal primo gennaio abbiamo avuto la segnalazione di trenta studenti positivi e circa sei docenti, sono parecchi – spiega Daniela Crimi (nella foto), preside del linguistico ‘Cassarà’ -. Non ci sottrarremo al dovere e garantiremo il servizio, ma certo siamo preoccupati. Intanto è difficile sapere chi è vaccinato e chi no tra i ragazzi. Noi presidi non possiamo fare questa domanda diretta. E poi c’è il problema del personale che manca. Come si sostituisce se la cifra cresce? Il rientro subito in presenza mi pare imprudente”.
Stesso discorso al liceo classico ‘Meli’. Dice la preside Cinzia Citarrella: “I ragazzi che hanno comunicato di essere positivi sono circa una cinquantina, nessun docente ancora. Faranno la Dad. La didattica in presenza è necessaria, ma dal punto di vista sanitario segnalo che non ho mai avuto così tanti contagi. Una settimana di Dad e di screening sarebbe stata opportuna. Certo, è complicato spiegare a uno studente che la scuola deve restare chiusa, mentre gli stadi sono aperti”.
Un microcosmo angosciato, ecco quello che si presenta agli occhi di chi guarda, che basta moltiplicare per avere il quadro della situazione che, in prospettiva, non può lasciare tranquilli visto il livello di circolazione del virus. Ma il ministro tira dritto. Intanto, i commenti sui social riflettono grande fibrillazione. Noi speriamo che ce la caviamo.