PALERMO – Cercasi pediatri disperatamente, anche stranieri. Perché i medici italiani preferiscono lavorare vicino casa: di trasferirsi nei centri isolati e nelle isole minori non ne hanno alcuna voglia. L’ultimo esempio di questo trend è quello del punto nascita di Pantelleria, in cui tutti i bandi precedenti per i camici bianchi sono andati deserti. Adesso l’Asp di Trapani, che ha competenza sull’isola, rilancia con due graduatorie per incarichi annuali e innalza il compenso a 90 mila euro, con un incremento del 30 per cento. Troppo pochi a sentire i rappresentanti dei pediatri.
Quella del punto nascite di Pantelleria è una storia contrastata, simile a quelle di altre isole minori in Sicilia. Andava chiusa già due anni fa perché a fronte dei 500 parti all’anno richiesti dal Piano nazionale di riorganizzazione, varato nel 2010 dall’allora ministro Ferruccio Fazio, ne registrò appena 59. Di qui la decisione di porre i sigilli. Poi le proteste di piazza scongiurarono la chiusura. È andata peggio a Lipari e Lampedusa. Qui da anni le mamme per partorire sono costrette a trasferirsi presso una struttura ospedaliera sulla terra ferma.
E quando non è colpa della politica ci si mette la carenza di personale. Ma a subire il disagio maggiore sono sempre i pazienti. “È una situazione sconfortante”, ammette Giuseppe Greco, segretario regionale di Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato. Che si dice però ottimista sull’esito della vicenda: “Ci incontreremo nei prossimi giorni con l’Ordine dei medici e con i pediatri per trovare insieme una soluzione. Sono sicuro che adesso, grazie a questa pubblicità, molti pediatri presenteranno la propria candidatura”.
Di parere contrario sono invece i rappresentanti di categoria. “A Pantelleria non ci vuole andare nessuno, perché lavorare in una zona disagiata come un’isola non è attrattivo”, spiega Fabio Campo, vicesegretario regionale Fimp. A questo va aggiunto che nove pediatri su dieci sono donne, gravate quindi anche da una maggiore responsabilità familiare rispetto agli uomini. “Il medico italiano – aggiunge Giuseppe Vella, segretario Fimp di Trapani – preferisce lavorare vicino casa. Potendo, sceglie di lavorare per periodi più brevi, ma senza stravolgere la propria vita”.
Una decisione che sembra dettata anche dalla grande richiesta del settore, che al momento rende molto bassa l’eventualità di restare disoccupati. Ma lo scenario è destinato a mutare nei prossimi anni, con il calo delle nascite e quando i tanti prepensionamenti creeranno vuoti d’organico difficili da colmare. Ecco perché l’apertura ai camici stranieri, lanciata dal commissario dell’Asp di Trapani Giovanni Bavetta, sembra prevenire i tempi. Tempi in cui per partorire potrebbe servire l’interprete.