Palermo, adesso basta. La città è prigioniera di una emergenza (in)sicurezza. Inutile stare a girarci intorno. Negarla o cincischiare significherebbe mancare di rispetto a tutte le vittime di una ‘guerra’ non dichiarata, ma combattuta sul campo. L’uccisione di un ragazzo di appena ventun anni, che ha spezzato il cuore dei suoi familiari, dei suoi amici, rappresenta una tragica e ulteriore prova.
Palermo, adesso basta. Come altri, sabato scorso, abbiamo celebrato la consueta uscita. Breve consultazione: dove andiamo? In centro, ma non oltre piazza Politeama e mai dopo il Teatro Massimo. Ecco la risposta. Perché? Perché, dopo il Massimo, le nostre colonne d’Ercole, nella mente di molti palermitani, c’è ‘la guerra’.
Sono territori, semplicemente, da escludere e lo pensano, purtroppo, in tanti. Baby gang, violenza, spaccio, pezzi di città in mano a personaggi feroci. La mattina dopo ci siamo svegliati con la terribile notizia dell’omicidio di Paolo Taormina. Sì, Palermo è prigioniera. E ha il cuore spezzato per la morte di un giovane voluto bene da tutti.
La politica annaspa
Palermo, adesso basta, scriviamo. Ma non c’è da essere ottimisti se le molteplici dichiarazioni politiche ‘a caldo’ sottolineano l’insufficienza del pensiero al cospetto di un problema enorme. Sono rumore presenzialista di sottofondo, tranne rare eccezioni.
C’è chi invoca soluzioni, interventi, miracolose pozioni di civiltà. Auspicando l’intensificarsi della sorveglianza. E ieri? Perché non è stato fatto ieri, piuttosto che domani?
C’è chi fa riferimento all’immancabile ‘disagio giovanile’: un tema non secondario, specialmente nel contrasto alla fabbricazione di nuovi killer. Però, i mostri che già esistono compongono un impasto di violenza criminale attualissimo, da affrontare per ciò che è, sottraendo il centro di Palermo all’abbandono.
Si annaspa, periodicamente, in un profluvio di banalità, mentre siamo qui a contemplare, con dolore, un altro corpo sul selciato. E verrebbe da dire: se non sapete risolvere i guai, nemmeno dando un contributo sensato, da qualunque militanza, allora (almeno) state zitti.
Caro sindaco, non basta più
C’è poi la complessa questione dolente del governo. Il sindaco Roberto Lagalla è sceso in piazza, con la sua gente, ieri. Ci ha ‘messo la faccia’, con una buona dose di coraggio. Ma è necessario che ci sia molto di più. Le persone che hanno sfilato chiedono una svolta concreta. Le parole non sono sufficienti. Servono fatti e risultati.
Palermo, adesso basta. Lo gridiamo nella condivisione di un lutto. Noi piangiamo, con tutti, Paolo Taormina, un’altra vittima della ‘guerra’. L’irreparabile, per lui e per la sua povera famiglia, è già accaduto. Nessuna pia intenzione postuma lo riporterà in vita. Palermo ha il cuore spezzato.
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