Paternò non dimentica Enza |Il ricordo commosso della figlia

Paternò non dimentica Enza |Il ricordo commosso della figlia

Una panchina rossa in piazza Livatino.

La panchina rossa a Paternò

Paternò – Una panchina rossa in piazza Livatino a Paternò. Un segnale tangibile e concreto per ricordare tre vittime di femminicidio e dire no ad ogni forma di violenza di genere. Enza Anicito, Laura Russo e Giordana Distefano: questi i tre nomi che campeggiano sulla panchina inaugurata sabato scorso dai vertici dell’amministrazione comunale con in testa il sindaco Nino Naso. Un risultato raggiunto grazie anche alla spinta dei consiglieri comunali Anthony Distefano e Patrizia Virgillito.

Enza Anicito è una donna paternese uccisa dal suo ex convivente, che poi si è sparato, davanti agli occhi di sua figlia. Cinque anni dopo chiediamo a Sonia di fare un salto nel passato, a quel momento drammatico e incancellabile. “Per me nn è facile ricordare nuovamente quanto è accaduto, ma è giusto farlo”,  racconta a LiveSiciliaCatania.  “I ricordi di quel giorno sono nitidi. E’ difficile spiegare. E’ come se mi trovassi a guardare un film, ma invece è la storia della mia vita. Uno scherzo del destino che non si può accettare. Da quel momento tutto e cambiato – racconta – io sono qui, viva, respiro, ma dentro sono morta. Ormai niente e come prima”. Le sue parole sono fendenti. “Non sono niente senza la mia mamma, pilastro portante del mio essere”, spiega Sonia a cuore aperto.

Come è cambiata la tua vita di figlia, donna e madre?
“Come figlia ho perso la parte più importante della mia vita: colei che mi guidava passo dopo passo. Cinque anni senza lei sono stati un inferno e non voglio immaginare ancora il tempo che passerà. Come mamma mi ha fatto legare ancora di più ai miei figli in maniera morbosa. Ho paura di perdere anche un solo istante di vita con loro. Come donna mi ha reso debole. Non riesco a reagire, mi sento sola. Ma lei vive dentro me e mi da la forza per reagire e dire no alla violenza. A gridare: basta femminicidio”.
Pensi che Paternò ha dimenticato troppo presto?
“Paternò nn solo ha dimenticato, ma ha ignorato l’accaduto. Ma d’altronde se una cosa non la vivi non la potrai mai capire abbastanza. Si finge di capire ma in effetti non si ha neanche la concezione. Purtroppo a volte si è egoisti”.
Questo gesto simbolico della panchina rossa può essere un modo per ricordare tua madre e quando è accaduto?
“La panchina è un bel gesto. E’ stata una bellissima iniziativa. Spero che possa servire a tutte quelle donne che subiscono abusi non solo fisici ma anche psichici da parte del proprio uomo, chiunque sia, padre, amico, compagno, fidanzato o marito. Diciamo basta a questa violenza atroce. Io chiedo alle donne di reagire, di salvarsi, di non essere ingenue.
Tra poco sarà il 25 novembre. Ogni anno celebrazioni, proclami e parole. Ma di concreto poco in realtà si fa. Cosa vuoi dire alle donne? E anche ai familiari delle vittime?
“Denunciate senza avere paura. Basta subire. Confidatevi, magari con qualche familiare. Ai familiari dico di non girarsi dall’altra parte. Siamo donne, sosteniamoci le une con le altre. Ricordiamo che siamo noi donne a dare vita agli uomini e dovremmo essere trattate come delle regine”
Alla fine Sonia manda un messaggio d’amore a Enza. “Alla mia mamma dico che la amo”.

 

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