Pd Sicilia, Lima: "Troppi tatticismi" - LiveSicilia

Pd, Lima: “Troppi tatticismi e poco coraggio, serve una visione di Sicilia”

Le critiche del coordinatore della mozione Schlein

PALERMO – Il Pd siciliano “pecca in coraggio, pensa troppo a se stesso e ai propri assetti interni” mentre dovrebbe guardare al prossimo congresso regionale “non come il momento di scelta del segretario ma come occasione per decidere cosa vuole fare per questa regione”.

Sergio Lima, volto della sinistra palermitana, componente (unico palermitano di maggioranza) della Direzione nazionale e della segreteria regionale, oltre che coordinatore in Sicilia della mozione Schlein e della campagna elettorale della segretaria alle recenti Europee, apre il dibattito “su cosa vuole fare da grande questo Pd” e “su quale sia l’idea di Sicilia” che i Dem intendono proporre alle prossime elezioni regionali.

Partiamo da una domanda semplice, come sta il Pd?
“In Italia sta bene. Le Europee sono state un grande successo e la campagna referendaria contro l’autonomia differenziata ha portato alla raccolta delle firme necessarie in pochissimo tempo. Un partito attivo e che gode dell’effetto Schlein, come si è visto alle Europee. Stanno tornando consensi, contenuti ed entusiasmo”.

Fin qui in Italia, ma la Sicilia?
“In Sicilia il partito probabilmente sta un po’ peggio… . Questo non per responsabilità di singoli dirigenti o parlamentari. Qui il Partito democratico arriva da una lunga scia di sconfitte e deve ritornare ad avere coraggio e a pensare in grande. L’elezione di Schlein poteva, e può ancora, consentire tutto questo”.

Analizziamo con calma, il giudizio sul gruppo Pd all’Ars?
“Non penso che stia lavorando male. Credo che abbia fatto un ottimo lavoro di opposizione ma qui il tema è oltre le dinamiche d’aula. L’Ars non viene percepita come luogo che produce effetti sulla vita delle persone. Spesso appare come un luogo in cui curare singoli interessi di collegio. Bisogna pensare in grande e questo significa spostare l’opposizione dalle aule parlamentari alla società. I siciliani senz’acqua hanno bisogno di un Pd che suggerisca delle soluzioni e non dei comunicati stampa per dire che manca l’acqua”.

Allora parliamo della segreteria Barbagallo.
“Anthony ha fatto il segretario in un partito complicato, con poche risorse e con varie difficoltà. lo ha fatto, e lo sta facendo, al meglio di come può. Qui il tema è un altro, il tema riguarda la capacità del Pd di dialogare con mondi esterni tentando di coinvolgerli nel partito. Penso al mondo ambientalista, a quello dei diritti e all’associazionismo. C’è un fermento a livello nazionale che, però, in Sicilia fatica ad arrivare”.

Vede un Pd siciliano fermo?
“C’è un partito che ha bisogno di ritrovare il coraggio e di restituire entusiasmo. Il Pd pensa troppo a se stesso e troppo poco a quello che c’è fuori dal proprio recinto. Pensa troppo ai propri gruppi dirigenti, ai propri assetti e alle posizioni dei singoli e troppo poco alla visione della Sicilia che sogna. Questo partito in Sicilia finora non è stato in grado di interpretare un sogno di cambiamento per questa terra, ed invece proprio questo è ciò che viene chiesto”.

Possibile che sia tutto così ingessato e ‘fermo’ in Sicilia?
“No, assolutamente. Delle 500mila firme raccolte per il referendum sulla cittadinanza, quasi 40mila arrivano dalla Sicilia. Si tratta di gente non organizzata, che si è impegnata in autonomia. Questo pezzo di società siciliana guarda al Pd ma non riesce a trovare una sponda in questo partito che ha ancora troppa prudenza e non invita queste realtà a entrare nel nostro campo per ‘darci una mano’, come dice la segretaria Schlein”.

Nel frattempo arrivano le dimissioni di Ferrante dalla presidenza regionale.
“Dispiace per la scelta di Antonio e mi auguro che possa tornare sui suoi passi o che la Direzione possa respingere le dimissioni. Quella lettera, però, pone questioni vere, come quelle congressuali. L’unica soluzione possibile per rispondere ai nodi posti da Antonio è quella di costruire un congresso davvero ‘partecipato’. per farlo serve che certi mondi che guardano con interesse al Pd, ma che sono ancora ‘esterni, entrino a gamba tesa al congresso di primavera”.

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Già si affilano le armi…
“Non dobbiamo celebrare un congresso per decidere chi fa il segretario ma per decidere consa vuole fare il Pd in Sicilia e, in base a questo, individuare un gruppo dirigente (che non può essere ‘caricato’ tutto su una figura) che sia in gradi di interpretare questa linea politica. Abbiamo bisogno di un Pd che smetta di guardarsi l’ombelico pensando semplicemente alla tattica. (spesso anche personale) e che abbia il coraggio di sfidare il centrodestra e i pezzi di potere che in questo momento sono al fianco di quella coalizione”.

Bei principi, ma nella pratica?
“Porto l’esempio della sanità. Abbiamo criticato l’occupazione ‘manu militari’ delle postazioni di vertice della sanità regionale. Vorrei un Pd che dicesse a gran voce che, una volta al governo della Sicilia, non farà nulla di tutto questo. Vorrei un Pd che si impegnasse a non essere l’altra faccia dello stesso potere e a cambiare lo status delle cose. Su questo, per esempio, potremmo chiedere chi degli attuali partiti d’opposizione è disposto a seguirci”.

Stiamo aprendo il capitolo alleanze per le Regionali 2027?
“Bisognerebbe prima capire come vogliamo cambiare la Sicilia. Non si possono decidere le alleanze sulla base di semplici calcoli matematici e con la speranza che il centrodestra si spacchi. Così si può al massimo vincere, ma di certo non governare. Il tema del candidato, o della candidata, alla presidenza della Regione può nascere soltanto se si decide verso quale direzione si sta andando”.

Un punto dirimente per le alleanze?
“Il giudizio sull’attuale destra. Personalmente penso che sia la peggiore destra dell’Europa occidentale. Se anche gli altri si riconoscono in questo pensiero si può ragionare con tante realtà moderate e cattoliche”.

Anche con Italia viva di Renzi e Faraone?
“Perché no? Ho letto dichiarazioni di Faraone che condivido. Certo, deve decidere se Iv è il partito che mette in luce le storture della sanità siciliana o quello che governa con questa destra al Comune di Palermo. Se Faraone pensa, come lo penso io, che siamo di fronte alla peggiore destra dell’Europa occidentale non può non rendersi conto dell’anomalia di essere al governo della quinta città d’Italia proprio con queste persone”.

Il rischio è quello di un nuovo disastro come per le Regionali 2022.
“Quel disastro non nacque in Sicilia. La Sicilia lo ha subito. Una esperienza che brucia ancora ma bisogna guardare avanti, anche perché dagli errori si può imparare. Non credo che quanto accaduto nel 2022 impedisca un accordo e un eventuale allargamento di questa intesa. ma ribadisco: il tema non può essere la sommatoria algebrica di singole forze politiche, deve esserci la condivisione di un progetto e di una sfida”.

Ultima domanda, cosa si aspetta Schlein dal Pd siciliano?
“Elly è molto attenta e ha un affetto particolare per la Sicilia. La prima iniziativa pubblica dopo l’annuncio della sua candidatura alla guida del partito fu a Palermo e sempre nel capoluogo dell’Isola chiuse quella straordinaria avventura della campagna congressuale. Alle Europee si è anche candidata nel collegio Sicilia-Sardegna e in un anno è già venuta qui più di tutti gli altri segretari nei loro interi mandati. Le visite allo Zen e a Librino, così come l’incontro con amministratori coraggiosi come Giovì Monteleone che a Carini ha messo in atto una vera lotta contro le costruzioni abusive, sono stati momenti importanti”.


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