Il Pd e la tentazione di rilancio, Leone: “Stop alle tessere comprate”

Il Pd e la tentazione di rilancio, Leone: “Stop alle tessere comprate”

Catania, la segretaria provinciale a tutto campo

CATANIA – “Ogni mattina un militante del PD si sveglia e sa che dovrà correre più veloce dell’ennesima polemica inutile diffusa mezzo social. Anche per questo parlo poco con la stampa. Sono convinta che è fra di noi che dovremmo parlare di più”.

Attacca così, tra un velo di ironia e la consapevolezza di aver assestato un messaggio ben preciso, la Segretaria provinciale dei Dem, Maria Grazia Leone.   

Però, Segretaria, partiamo dalla fine: lei come ha interpretato il dato delle europee?
“Il dato è uno solo: il PD e la segreteria Schlein, piaccia o no, vincono ogni previsione e convincono gli elettori.

A livello nazionale raggiungiamo il 24%, se sappiamo ancora usare un minimo di onestà intellettuale siamo pronti ad ammettere che fino a qualche mese fa un dato del genere lo avremmo considerato impossibile”.

Situazione diversa a Catania ed in Sicilia.
“Se il partito siciliano e quello catanese si fermano a percentuali diverse, più basse, due domande dovremmo farcele tutti. Ma anche qua serve uno sforzo di serietà e di onestà intellettuale.

Non vedo pulpiti comodi presso cui accomodarsi per fare prediche e sciorinare consigli. Né a mezzo stampa né in altra sede. Vale per tutti, nessuno escluso”.

Ed a proposito della sua Catania?
“In una provincia ad alta densità di quadri di partito regionali e nazionali, con tre deputati in carica – nazionali e regionali – e numerosi ex deputati, dirigenti di spicco, ognuno dovrebbe riuscire a fare un’analisi più serena, più consapevole e soprattutto responsabile. 

Il risultato elettorale non è un’arma impropria, non può essere asservito ai desiderata, ora degli uni ora degli altri, dovrebbe servire – piuttosto – a tutti i componenti di questa comunità democratica per capire dove sbagliamo.

Non solo dove sbagliano gli altri. A capire come possiamo migliorare e se abbiamo o no veramente il coraggio che ci serve per iniziare a somigliare di più al modello nazionale: quello che in questo momento vince le previsioni e convince gli elettori”.

Il coraggio?
“Guardi, negli anni ho assistito ad una collezione di atti d’accusa, a tante rese dei conti e torna, sempre, a tutti i livelli, questa voglia matta di roghi e di colpevoli. Mi lasci dire, non serve a nulla.

Questa colossale perdita di tempo, questo spreco di energie è un lusso che oggi non ci possiamo permettere, davanti a questa destra reazionaria e antieuropeista. Una destra che ha spaccato l’Italia, sferrando un colpo ferale al mezzogiorno, che prova a minare le basi del sistema democratico per come lo conosciamo.

Una destra “antisociale” che non smette un giorno di dimostrare tutto il suo accanimento nei confronti delle fasce più deboli e avere affondato la proposta Schlein di mettere più soldi sulla sanità pubblica ne è la dimostrazione plastica”.

Però, tornando alle cose di casa vostra, sappiamo di una recente direzione regionale infuocata.
“Infuocata come tutte le riunioni in sale affollate il 4 luglio a Palermo. Capisco che nessuno è più abituato all’attività democratica dei partiti, visto che negli altri tutto si decide nelle segrete stanze.

Ma forse bisognava seguire tutte e 6 le ore di dibattito per avere quadro chiaro, posizioni e profili, critiche e proposte. In sintesi: io stracci non ne ho visti volare.”.

Resta la questione interna al partito con vedute diametralmente opposte.
“Tanto rumore per nulla. Ci sono aspetti da migliorare, qualche volta siamo pessimi nella gestione dei rapporti interni, ma siamo una comunità ricca, viva e generosa.

Sappiamo bene tutti – ed è stata una richiesta corale – che se impariamo a praticare la reciprocità del rispetto, se non cediamo ai personalismi e ci riconosciamo legittimità gli uni gli altri abbiamo margini di crescita enormi. 

Bene il dibattito interno, è salutare. Il resto, l’invettiva gratuita sui social e l’incontinenza comunicativa sui media, sono solo disaffezione a questo partito. Non basta avere una tessera in tasca o avere ricoperto chissà quale ruolo per essere un militante, serve senso dell’appartenenza e rispetto per questa comunità. Si vince e si perde tutti insieme.

Fino a quando non impariamo ad essere credibili, partendo dai fondamentali, non faremo passi avanti. La contesa elettorale dentro il partito deve durare un giorno, poi l’avversario sta fuori dal campo progressista e non ha mai, mai, mai in tasca la tessera del nostro stesso partito”.

Un partito che a Catania appare frastagliato in diverse anime e per questo, fragile. 
“L’anima è la cosa che speriamo di non perdere mai, quella che ci contraddistingue, se ne abbiamo diverse può essere solo una cosa positiva, tutta ricchezza!

Quello che devono fare queste anime è agire in modo corale, affiatarsi, riconoscersi e collaborare con un pizzico di rancore in meno, un tocco di bonomia e di speranza in più. Nella città di Catania, più che altrove, paghiamo un radicamento limitatissimo.

Nei comuni della provincia quasi sempre i circoli sono vivi e vitali, a volte litigiosi, ma presenti. In città le unità di base, i circoli, il biglietto di presentazione del partito sono figlie di una stagione che è ormai finita e sono quelli che ne hanno sofferto di più le conseguenze. Sarà più difficile rilanciare radicamento e attivismo, ma ci stiamo provando.

Prova ne è il lavoro straordinario che sta facendo – per esempio – il gruppo di “Officina democratica”, che ha raccolto tutti coloro che avevano voglia di militare, di dare una mano nell’affrontare le tematiche più importanti per la città di Catania, fra quanti hanno sentito il bisogno di tenere aperta la porta di una sezione sulla città”.

Anche il gruppo consiliare sta lavorando bene e nelle ultime settimane il capogruppo non ha mancato di dare il ritmo alla discussione su questioni importantissime.

È anche un PD che ha perso iscritti.
“Ma senta, anche qui: chi negli anni ha pensato di potere fare a meno del partito, dimenticando di tesserarsi, dimenticando di coltivare iscritti, circoli, appartenenza e radicamento deve fare i conti con questo nuovo corso. Vale per ogni partito che si definisca tale.

Se dipendesse da me il tesseramento sarebbe realizzato soltanto on line, ha ragione la Schlein, basta coi super bonifici con cui i deputati, o i di loro parenti, acquistano interi pacchetti di tessere. Collezionando adepti, più che militanti. Siamo quello che facciamo, non quello che diciamo di essere”.

È un appello o un manifesto dal quale partire? 
“C’è un grande lavoro da fare, ma dobbiamo farlo insieme. Insieme, questo è il punto, la speranza e l’obiettivo.

Abbiamo trovato il conto in rosso e le utenze tagliate e se non fosse stato per i compagni e le compagne che acquistarono l’immobile della ex sezione Grieco, la provincia di Catania oggi non avrebbe nemmeno una sede. Servono tempo, pazienza e barra dritta.

Vigileremo ora più che mai sul rispetto dello statuto e del codice etico: sul versamento corretto delle quote di tesseramento, sul fatto che chi si iscrive al PD – o ne è rappresentante – non può fare parte di associazioni segrete, tradendone apertamente l’anima e gli obiettivi.

Lo statuto vale per tutti, non possiamo ricordarcene a giorni alterni”.

A cosa allude? 
“Molti di quelli che oggi offrono ricette per il rilancio del PD, ne hanno tessuto le sorti per decenni. Molto spesso nei territori di riferimento hanno perso ogni radicamento.

Vede, fuori da ogni polemica, io penso ai protagonisti di questo PD, a tutti, con affetto, e mi rendo conto che ci conosciamo da prima della sua fondazione e mi sento, a 39 anni, responsabile, insieme a loro, ad ognuno di loro, di tutto e del contrario di tutto.

Possibile che nessun altro si senta responsabile di niente? Se è così, abbiamo un problema umano, prima ancora che politico. E se non impariamo ad essere credibili, la gente fa bene a non premiarci.  

In una città come Catania, in una provincia come questa, nessuno può tirarsi fuori da una generale chiamata in correità. Nessuno. Meno che mai coloro che hanno retto le sorti di questo partito negli ultimi vent’anni. Come dicevo prima: si vince, si perde, si resta marginali o si cresce, insieme”.

In ottica di coalizione, metterete a frutto il tesoretto di M5S e Avs delle ultime europee?
Il rapporto con gli alleati è ottimo. Una bella storia in questo senso inizia ad Aci Castello, approfitto per riconoscere il generoso impegno dei militanti castellesi. Abbiamo perso, ma in quella situazione abbiamo ottenuto il più auspicabile fra i risultati possibili.

Quanto al risultato straordinario fatto da AVS alle ultime europee io non posso che essere felice. E chi mi conosce sa che non è retorica, né piaggeria. Quando i vicini di casa, quando i compagni crescono, tutto il fronte cresce. Con il gruppo di SI a Catania, fin da subito, si è istaurato grande affiatamento.

Ci sono delle diversità – è chiaro – altrimenti staremmo nello stesso partito, ma sulla radicalità dei principi stiamo dalla stessa parte, sul riformismo dei metodi e delle scelte di governo ci confrontiamo, spesso alterchiamo, ma è sempre un dibattito fra compagni che si riconoscono tali.

Lavoriamo a Catania, come in Sicilia e nel resto del paese non ad una mera alleanza, di comodo, ma un fronte unitario che poggia su valori comuni e su un’alternativa concreta alle destre”.  

Per ultimo, un rapido giudizio sull’amministrazione di Palazzo degli elefanti. 
Il sindaco Trantino lo trovo molto incisivo, in teorie, speranze e consigli. Non ho apprezzato il tempismo con cui hanno scelto di bandire i concorsi, a ridosso del voto. Le amministrazioni devono assumere, non ho dubbi, devono farlo in fretta, la macchina amministrativa ha bisogno di energie nuove.

Ma dopo tanta attesa, aspettare per ragioni di opportunità altri 20 giorni non avrebbe cambiato nulla. Solo questione di opportunità. 

La “composita” maggioranza guidata da Trantino sembra mancare di una visione complessiva di città. O meglio l’idea che porta avanti è sempre la stessa: una città che preferisce aprire l’ennesimo supermercato piuttosto che una scuola. Il valore politico della scelta, si commenta da solo.

Sui servizi veri, quelli che afferiscono alla dignità e alla vita della città e dei cittadini, da un governo a guida Trantino, con i numeri di quella maggioranza, ci si aspettava assai di più”.


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