Troppo normale, troppo normale per una big. Non avrà i capelli alla moda, una linea d’abbigliamento firmata, una fidanzata che finisce sulle copertine dei giornali, ma Sergio Pellissier è il più grande cannoniere della storia del Chievo in serie A. Con sei gol è il miglior marcatore, in questo campionato, della squadra di Mimmo Di Carlo (rosanero che ha sostituito in panchina un altro rosanero, Beppe Iachini). S’è tenuto stretto il Chievo anche quando si era fatto avanti qualche club poco più importante. Lì, in riva all’Adige, nella squadra di quartiere che qualche anno fa era una favola del calcio italiano, ha tutto ciò che desidera.
Le sue rare interviste sono colme di parole come “fortuna” e “umiltà”. Sono concetti “normali”, in cui crede veramente. Sono le armi che mette in campo, insieme all’agilità e alla rapidità d’esecuzione (il valdostano è tutto fuorché un marcantonio). Sono le armi che deve temere il Palermo, che in difesa schiera i giganti Carrozzieri e Bovo, ma che devono stare attenti a Pellissier, punta sgusciante del Chievo che si è tirato fuori dalla zona retrocessione e punta a rimanerne lontano.
Pellissier è un ragazzo di montagna, che non ama i lustrini e le luci della ribalta, un artigiano da retrobottega che fa esultare pochi ma appassionati tifosi. Stare sempre con i piedi per terra l’ha imparato nella lunga gavetta in serie C-1, fra Spal e Varese. Corre, si sacrifica, spesso si fa trovare nel posto giusto, anche se non vola su medie alla Angelillo. In questa primavera che stenta a decollare, sono i suoi colpi da “non fuoriclasse” a poter mettere in crisi la rinascita post-derby dei rosanero.
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